Le persone
accomunate dal medesimo Spirito, e in possesso del medesimo battesimo in acqua,
formano il corpo di Cristo (1Corinzi 12:12).
Tutti i membri del corpo di Cristo sono esortati ad accostarsi a quei segni
(il pane e il vino), caratterizzanti la Cena del Signore (1Corinzi 11:28).
Ciò che chiamiamo Cena del Signore , è un'esplicita rammemorazione della cena
pasquale che il Signore Gesù Cristo consumò, assieme ai suoi discepoli, la
notte in cui fu tradito (Marco 14:22-25; Luca 22:14-23). Nel Vangelo di Luca
(22:19-23), Gesù prende del pane lo spezza e lo distribuisce ai discepoli
dicendo Questo è il mio corpo dato per voi , aggiungendo fate lo stesso in
memoria di me , per tale motivo nel libro degli Atti in modo particolare, la
Cena del Signore è sovente evocata dalla sola espressione spezzare il pane .
Alla fine del pasto pasquale, Gesù prende un calice ricolmo di vino e datolo ai
propri discepoli afferma questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, il quale
è sparso per voi (Marco 14:23; Luca 22:21). Tanto il pane, quanto il calice
sono esplicitamente messi in relazione alla morte di Gesù, infatti il corpo è
dato (didomenon), un riferimento alle concomitanti volontà: di
Giuda di consegnare (dare) il Maestro, del Padre di dare il Figlio per la
salvezza dell'uomo peccatore, e di Gesù di darsi per fare la volontà del
Padre. Il sangue del calice è detto sparso (ekcunnomenon), tale espressione fa riferimento ad una morte violenta,
evidentemente quella che Gesù di lì a poco avrebbe sperimentato con la
crocifissione. Il pane e il calice (e di conseguenza il suo contenuto, il
vino), sono detti con linguaggio teologico: simboli , essi cioè non si
trasformano materialmente nella carne e nel sangue del Cristo, ma
simboleggiano (indicano) la sua morte.
1Corinzi 10:16-17
In 1Corinzi 10:16-17, Il calice della benedizione è detto essere la comunione del (tou) sangue di Cristo , mentre il pane è la comunione del (tou) corpo di Cristo . Paolo non usa in questo contesto le espressioni il calice è il sangue di Cristo , il pane è il corpo di Cristo , chiarendo con ciò anche il senso del verbo è usato da Gesù durante l'Ultima Cena. Pane e calice esprimono la comunione (koinwnia) con la morte e con il corpo di Cristo. Con il termine comunione , dobbiamo intendere il legame misterioso e spirituale che caratterizza il rapporto tra credenti e Dio. Inoltre il v.17 chiarisce che quanto si deve intendere con l espressione corpo di Cristo è l assemblea degli stessi credenti. Pertanto la celebrazione della Cena del Signore, ricorda al credente anche la realtà della sua inserzione nel corpo visibile del Signore Gesù.
1Corinzi 11:17-34
In 1Corinzi
11:17-34 la Cena del Signore è collocata in un contesto di Agape. Le Agapi
(pasti d'amore), erano riunioni alle quali i credenti convenivano per
pasteggiare assieme e ricordare il fondamento della propria fede, la morte del
Signore. Paolo dopo aver biasimato, i disordini che si verificavano durante
tali pasti, ricorda le parole dell'istituzione della cena del Signore,
sottolineandone il valore di ricordanza (anamnhsis) caratterizzato dalla presenza del pane e dal calice (i vv.24-25
estendendo anche al calice quanto nei vangeli è connesso solo alla frazione del
pane; è probabile che Paolo fosse al corrente di una tradizione più completa a
proposito delle parole di Gesù). Mangiare il pane e bere dal calice, dovrà
essere praticato dalla chiesa sino al ritorno di Gesù (1Cor.11:26 finchè Egli
venga acri ou elqh). E' anche detto che tale mangiare e bere è un
annunziare la morte del Signore (ton
qanaton tou kuriou kataggellete),
evidentemente la Cena del Signore è uno dei tanti modi che lo Spirito utilizza
per proclamare la portata di quanto Cristo ha compiuto sulla croce. La cena del
Signore è anche un occasione per misurare la propria capacità di affidarsi al
Signore; infatti in 1Cor. 11:28, è rivolta al credente l'esortazione a
giudicare se medesimo (dokimazetw
de antropos eauton). Il
credente in occasione di tale importante momento è invitato a vagliare se
stesso, non certo allo scopo di fare un esame di coscienza e così scoprirsi
nella migliore delle ipotesi in un stato di giustizia, ma al contrario per
giudicarsi un peccatore sempre bisognoso di aiuto. Solo in tale attitudine
del cuore si è preparati ad avvicinarsi in modo riverente ai simboli della
morte del Cristo. Certuni hanno interpretato quest'ultimo brano come se
significasse il credente verifichi se è in comunione con il proprio prossimo o
con il Signore, e in caso di qualche situazione di peccato si astenga
dall'avvicinarsi alla Cena . Tale interpretazione oltre a torcere il senso del
brano, priva il credente di un mezzo di grazia che il Signore ha disposto
affinchè ogni credente possa trovare forza per fronteggiare il peccato. La
riflessione sul sacrificio del Cristo, e la sottomissione al comando di Cristo
che dice di giudicarsi e così avvicinarsi, sono alcuni degli elementi necessari
alla corretta celebrazione della Cena. L interpretazione del brano che contestiamo,
sembrerebbe essere il retaggio in campo evangelico, di elementi spuri del
cattolicesimo, questo ritiene che per avvicinarsi all'ostia consacrata bisogna
trovarsi in uno stato di purezza . Al contrario la vera Cena del Signore è
stata approntata dal Signore per peccatori bisognosi di perdono e di forza.
(autore: Domenico Iannone)