Quarto Comandamento: "Ricordati del giorno del Signore per santificarlo"
"Lavora sei giorni e fa' tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città; poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato." (Esodo 20:9-11) Va preliminarmente notato che tale comandamento non solo prescrive il riposo, ma altresì comanda il lavorare. L'uomo deve sottomettersi al ciclo lavoro-riposo stabilito da Dio, che prescrive sei giorni di lavoro seguito da un giorno di riposo. Sullo sfondo di questa comandamento vi è la dottrina della settimana della creazione. Ovviamente l'uomo non era presente all'inizio della creazione e pertanto poteva apprendere di essa solo attraverso le parole di Dio. Tanto l'opera di creazione, quanto il racconto della creazione sono rivelazione del carattere di Dio. Perché Dio creò il mondo in sei giorni, quando avrebbe potuto facilmente crearlo in un istante? La risposta è data in Genesi, quando è affermato che Dio si riposò il settime giorno offrendo all'uomo un esempio da seguire. La settimana della creazione è un esempio su cui l'uomo deve strutturare il proprio ciclo di lavoro e riposo. Quando Dio creò il mondo esso era 1) tenebroso, 2) senza forma, 3) vuoto (Gen. 1:2). Dio allora fece luce, separò il giorno dalla notte, la terra dal mare, il cielo dalla terra dando nel contempo al mondo una forma. Ancora in seguito Egli cominciò a riempire il mondo con piante ed animali. Dio prosegue benedicendo l'opera delle proprie mani. L'uomo, l'ultimo ad essere creato avrebbe dovuto continuare l'opera di Dio tesa a riempire la terra. Possiamo dedurne che l'uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, nell'espressione del proprio lavoro è chiamato a riflettere le caratteristiche dell'opera creativa di Dio, dovrà pertanto il proprio lavoro essere: apportatore di forma, di contenuto, di separazione e di benedizione. Non tutto fu creato prima della creazione di Adamo, il giardino di Eden è successivo alla sua creazione dal fango (Gen 2:7-8). Probabilmente il giardino aveva uno schema preciso in quanto si parla di un "centro" dove erano piantati gli alberi del bene e del male e della vita, e di un ingresso a est (Gen. 3:24). L'opera di edificazione di Dio già insegnava all'uomo quale dovesse essere la propria opera. L'uomo, su di un piano creaturale è chiamato a fare quanto vede fare a Dio. L'uomo imita Dio nella sfera terrena. Va ricordato che Adamo non era stato lasciato solo a meditare su quale potesse essere il fine della propria esistenza in quanto Dio lo aveva chiaramente rivelato: "'Crescete e moltiplicate e riempite la terra, e rendetevela soggetta, e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra'." (Gen. 1:28). Il mandato includeva tre compiti, che lo stesso Dio aveva espresso nel corso dei sei giorni della creazione. Adamo doveva riempire la terra con persone, allo stesso modo di come Dio la aveva riempita con animali e piante. Adamo era reso responsabile della propagazione della razza umana. Il lavoro di Adamo doveva essere anche analogo all'opera di Dio di separazione dei vari aspetti del mondo creato. Adamo doveva sottomettere il mondo come suo proprietario, tale nozione può sembrare offensiva alla mentalità contemporanea, ma il vero significato del dominio di Adamo è quello di curare e sorvegliare il giardino (Gen 2:15). Avere dominio significa servire non soggiogare. Per servire in modo adeguato il mondo, Adamo doveva sviluppare una conoscenza dell'ordine impresso da Dio alle cose create. Dando un nome agli animali nel giardino Adamo comincia in sottomissione a Dio un'analisi dell'ordine creato. Sembra non essere esplicitamente presente il terzo aspetto dell'opera creative di Dio, la creazione della luce, ma il fatto che in Genesi 4 immediatamente dopo la caduta vengano offerti sacrifici con il fuoco ci testimonia di un uso ben più antico di esso. L'opera di Dio nel corso della storia è sempre stato inserito nel contesto del patto, sia prima che dopo la caduta. Il patto è fondato sul desiderio di essere in comunione con l'uomo, la sua forma esteriore è quella di una serie di impegni che Dio affida all'uomo. Ogni patto implica le restaurazione del mandato originario. Il riposo è un ordine, il comandamento ci ricorda che è possibile disonorare Dio lavorando quando è il momento di riposare, e riposando quando o il momento di lavorare. Il riposo prescritto dal comandamento, non è lo stato che segue alla stanchezza o alla fatica, nè è da intendersi come una conseguenza secondaria del peccato, a tal proposito è senz'altro utile ricordare che in Gen. 2:2 (Es. 20:11) Dio stesso afferma di essersi riposato. Nelle intenzioni di Dio, il riposo è lo stato di pienezza e soddisfazione che consegue al compimento di un'opera, e infatti nella Scrittura il lavoro è sempre inteso in funzione di un'opera da compiere, non esistendo alcuna etica del "lavoro per il lavoro".E' senz'altro utile sottolineare che il ciclo lavoro-riposo non è un prodotto dell'uomo, ma un dono di Dio. La realtà può essere anche un elemento soffocante per l'uomo. Dio permette all'uomo di riconoscere il senso della propria esistenza e di quella dell'universo, invitandolo a prendere le distanze dalle proprie attività onde osservarle con obbiettività. Il bene più grande dell'uomo è altrove che nel proprio lavoro. Non si vuole con quest'ultima affermazione svilire il contenuto dell'attività lavorativa umana, quanto piuttosto indicarne la destinazione autentica. L'espressione "lavorerai sei giorni" non è da intendersi come una concessione che il Signore fa all'uomo, "lavorerai sei giorni ner te stesso a patto che tu ne dedichi uno a me", non vi è contrapposizione tra lavoro "per me" e "riposo per Dio", tanto il lavoro quanto il riposo appartengono all'Eterno, cioè ricadono nella sfera della Sua Sovranità. Il lavoro non è mai strettamente parlando,"per noi", ma è sempre il lavoro che Dio ci da a compiere, senza che vi siano contrapposizioni tra lavoro materiale e spirituale. Allo stesso modo non vi è contrapposizione tra lavoro e riposo. Nel brano di Deuteronomio 5:13, l'uomo lavora su mandato preciso da parte di Dio. II comandamento del riposo (shabbat), ci ricorda che soltanto Dio può portare a compimento l'opera iniziata, in quanto soltanto Lui può disporre del progetto completo dell'opera e dell'eternità per realizzarla. L'uomo non può, propriamente parlando, fare tutto ciò che lo aggrada, egli è solo un incaricato, né può disporre in maniera indefinita e sovrana del proprio tempo, egli è cioè limitato. L'opera dell'uomo è per sua stessa natura destinata a rimanere incompiuta. Il comandamento ci ricorda che le nostre opere trovano il proprio compimento solamente in Dio. Se riconosceremo di essere solo partner fiduciari nei riguardi dell'opera che compiamo con il nostro lavoro (qualunque esso sia), sapremo prendere anche al momento comandatoci da Dio prendere le distanze da essa. In Esodo 20:11 il comandamento del riposo è giustificato facendo ricorso al riposo creazionale di Dio (Gen.2:1-3), mentre in Deuteronomio 5:15 il popolo è esortato a riposarsi alla luce del ricordo della schiavitù egiziana. La formulazione di Deuteronomio appare un pò ambigua e sembra volere essere una interpretazione ulteriore del perchè del riposo sabbatico, legandolo al concetto di liberazione. Il comandamento del riposo è allora anche annuncio del riposo come liberazione dalla schiavitù e inoltre annuncio del tipo di riposo definitivo, del sabato eterno nel quale si entra quando si cessa di operare con le proprie forze per la propria salvezza, e ci si riposa nel lavoro compiuto da Cristo sulla croce (Ebrei 4;4). Il 3° comandamento non presta eccessiva attenzione ad un giorno in particolare, non si dovrà pensare dunque a trasferire il sabato ebraico alla domenica cristiana. Con Cristo è venuto meno ti valore di prefigurazione del giorno del riposo (Col. 2:15-I7) , tale fatto non esclude la ricerca di un giorno da dedicare in modo particolare alla comunione con Dio. In Atti 20:7 è detto che i cristiani si riunivano nel "primo giorno della settimana per rompere il pane insieme" (Cena del Signore, Agape), tale giorno è forse altrove chiamato "giorno del Signore"(Ap. 1:10) esso verrebbe fatto corrispondere con la "domenica"(il giorno nel quale Gesù,essendo risuscitato cominciò a mostrarsi ai propri discepoli); risulta chiaro a causa della flessibilità del 4° comandamento la possibilità di eleggere a "giorno di riposo", qualsiasi giorno della settimana. Il giorno di riposo non dovrebbe essere occasione per "fare" qualcosa per il Signore, ma al contrario occasione per "non-fare" affidando in tal modo ogni nostro peso e responsabilità nelle mani di Dio. Differenze nella comprensione del modo di mettere in pratica il 4° comandamento cominciarono molto presto all'interno delle chiese della Riforma. Calvino riteneva che sotto il Nuovo Patto non vi fossero giorni particolari per adorare Dio e riposarsi. I Puritani e gli scozzesi ritenevano al contrario che il "giorno del Signore" (Ap. 1:10) fosse soggetto alle stesse restrizioni di quello dell'AT, eccetto nel fatto che adesso dovesse essere celebrato nel primo giorno della settimana piuttosto che nel settimo. L'opinione di Calvino è riflessa nel Catechismo di Heidelberg: D. 103 Che cosa esige Dio con il quarto comandamento? R. Dio esige innanzitutto che il servizio della predicazione e dell'insegnamento siano mantenuti; e che io, in particolare, nel giorno del riposo, mi associ diligentemente alla Sua Chiesa, per imparare la Parola di Dio, usare dei Santi Sacramenti, invocare apertamente il Signore, e fare la elemosina cristiana. Inoltre che, tutti i giorni della mia vita, mi riposi dalle mie opere malvagie, lasci operare in me il Signore mediante il Suo Spirito, e dia così inizio in questa vita al Sabato eterno. (Lu. 11:28; At. 2:42,45; Eb. 4:9,10) La dottrina puritana del sabato è contenuta nella "Directory for Public Worship" della Assemblea Westminster: "THE Lord's day ought to be so remembered before-hand, as that all worldly business of our ordinary callings may be so ordered, and so timely and seasonably laid aside, as they may not be impediments to the due sanctifying of the day when it comes. L'intero giorno deve essere celebrato in quanto santo al Signore, tanto in pubblico quanto in privato, poichè esso è uno shabbat cristiano. To which end, it is requisite, that there be a holy cessation or resting all that day from all unnecessary labours; and an abstaining, not only from all sports and pastimes, but also from all worldly words and thoughts. That the diet on that day be so ordered, as that neither servants be unnecessarily detained from the publick worship of God, nor any other person hindered from the sanctifying that day. That there be private preparations of every person and family, by prayer for themselves, and for God's assistance of the minister, and for a blessing upon his ministry; and by such other holy exercises, as may further dispose them to a more comfortable communion with God in his public ordinances. That all the people meet so timely for publick worship, that the whole congregation may be present at the beginning, and with one heart solemnly join together in all parts of the publick worship, and not depart till after the blessing. That what time is vacant, between or after the solemn meetings of the congregation in publick, be spent in reading, meditation, repetition of sermons; especially by calling their families to an account of what they have heard, and catechising of them, holy conferences, prayer for a blessing upon the publick ordinances, singing of psalms, visiting the sick, relieving the poor, and such like duties of piety, charity, and mercy, accounting the sabbath a delight." Nel 1960 e 1970, le OPC disciplinarono due ministri che seguivano la dottrina di Calvino a proposito dello Shabbath. Dovremmo imparare nel giorno di riposo non soltanto a "non-lavorare", ma anche a "non-preoccuparci", a non restare legati ai problemi legati ai giorni lavorativi, a non lasciarci intimorire da quelli futuri, a lasciar riposare le cose, a non aver paura di perdere tempo, ma sopratutto dovremmo imparare a gioire del presente, testimone di una eternità già cominciata.