Nono Comandamento: "Non dire falsa testimonianza"
Il nono comandamento con il suo appello "positivo" ad un parlare
veritiero, ha di mira la protezione della società civile.
La vita dell'uomo è fatta di relazioni con i propri simili, la menzogna
può senza dubbio influenzare negativamente queste relazioni.
Dio protegge le relazioni tra gli uomini per il tramite dei "tribunali" (Deut.
16:l8). In Israele le decisioni di giustizia (sentenze) si fondavano largamente
sul parere dei testimoni (Deut. 19:15), la veridicità dei testimoni era
fondata su ulteriori testimoni (Deut. 19:18); da quanto detto arguiamo che le
sentenze dei giudici erano un fatto eminentemente sociale coinvolgente tutto
il popolo.
Interessante è il confronto tra la formulazione del comandamento in Es.20:16,
il cui contesto è indubbiamente giuridico, e quella di Deut. 5:20 che
dilata il senso del comandamento fino a chiamare in causa ogni inutile testimonianza,
proposta in qualsiasi circostanza.
Es. 23:1 andrebbe tradotto nel modo seguente: "Non alzerai rumori menzogneri",
escludendo del tutto la pòssibilità, nelle relazioni con il prossimo
di potere usare espressioni come "si dice", "sembra" e simili.
Se è vero che Satana è il padre della menzogna (Gv. 8:44), allora
ogni parlare menzognero, ogni bugia (e non esistono bugie a "fin di bene") manifestano
separazione da Dio che invece è Verità (Num. 23:19; Tito 1:2),
anzi nella Nuova Gerusalemme non entreranno i menzogneri (Ap. 21:8).
Coloro che hanno sperimentato la vita del Cristo sono esortati
a dire la verità e ad abbandonare la menzogna (Ef. 4:25; Col. 3:9). Non
è senza importanza il fatto che Satana (ebr. "avversario") venga anche
chiamato "diavolo", cioè maldicente,calunniatore (greco "diabàllo":
metto male tra due,disunisco,calunnio,accuso).
La Scrittura sembra non prendere esplicita posizione nei confronti
di personaggi biblici, che hanno usato la menzogna per "necessità", come
nel caso di: Abrahamo (Gen. 20:I2; 27:7), lsacco (Gen.26:7),
Giacobbe (Gen. 27), Rahab (Giosuè 2:4-6); non condannare esplicitamente
non significa certo,non condannare affatto! La Scrittura
presentando le vite degli uomini di Dio, senza ometterne
luci ed ombre, persegue il fine di mostrarci le conseguenze non solo delle scelte
ispirate alla volontà di Dio, ma anche quelle fondate su motivi che potremmo
senza dubbio definire "carnali". La mancanza di integrità delle persone,
risulta essere occasione per rimarcare la grazia di Dio che è efficace
a prescindere dai meriti di coloro che ne sono oggetto.
Caso del tutto differente quello presentato dal brano di 1Sam. 16, Samuele non
ha mentito tenendo celato il vero motivo del proprio viaggio a Bethlem, e certo
risulterebbe intollerabile una vita in cui si fosse costretti continuamente
a dire tutto quanto si ha in cuore (ad esempio a divulgare segreti o confidenze
Prov.11:13).
Nota
la pena prevista per chi testimoniava il falso a proposito del
proprio prossimo, allo scopo di privarlo della vita, era la morte.
In Levitico 5:20-21, affermare il falso in relazione alla proprietà del
prossimo, implicava non solo la restituzione di quanto detenuto illecitamente,
ma anche il risarcimento. Nel caso di "omissione di testimonianza', era previsto
un sacrificio per il peccato (Lev. 5:1).