Legge e Grazia


Grazia o Legge? La Scrittura insegna una salvezza esclusivamente per la fede donata da Dio, pertanto all'uomo non è concesso di avere accesso a Dio per il tramite di qualche sua facoltà. La salvezza è opera squisitamente divina, in cui il solo Dio prende l’iniziativa di salvare la propria creatura ribelle, infondendogli amore nei confronti del proprio Creatore. Coloro che credono e sperimentano la grazia sovrana del Signore, si impegnano a camminare in modo conforme alla volontà di Dio. Tale volontà è riassunta nei precetti del “Decalogo” (Es. 20), una sintesi delle esigenze morali di Dio. Non sempre i credenti riflettono a sufficienza in merito al fatto che il “Decalogo” è contenuto in quella sezione dell'Antico Testamento (Torah) che gli ebrei facevano corrispondere all'incirca ai libri da noi chiamati “Pentateuco”. Il termine “Torah” ha per radice il verbo ebraico “Yarah” il cui significato proprio è “lanciare”, “scoccare” (una freccia, ad esempio). Alla luce di tali considerazioni il significato più proprio del sostantivo “Torah”, più che “codice di leggi” dovrebbe essere “direttive”, “orientamenti”. La pratica della legge fu introdotta come uno dei termini del patto di grazia stipulato con Mosè, pertanto non dovremmo aspettarci che la stipulazione del “nuovo patto” fondato allo stesso titolo di quello precedente sulla grazia di Dio, abroghi tutte le condizioni del precedente. In tal senso dobbiamo guardarci dalla tentazione della “discontinuità”, pensando che la rivelazione sia talmente poco unitaria da necessitare di un’opera continua di ripetizione delle parti ancora in vigore, mettendo così capo all'errato principio ermeneutico secondo il quale “solo ciò che è esplicitamente ripetuto dell’AT è da considerarsi ancora in vigore”. L'uomo vive di ogni parola che procede dalla bocca di Dio (Matteo 4:4) non solo di quelle parole ripetute due volte.

 Possiamo anche dire che il patto mosaico ha una validità permanente non diversamente dagli altri patti contenuti nell'AT:
1) patto adamitico Rom. 16:20;
2) patto noachico 2Pietro 3:5-9;
3) patto abramitico Rom. 4:16;
4) patto davidico Rom. 15:20.

Tutti questi patti contengono già elementi della legge “mosaica”. Quando parliamo di “legge” dobbiamo pensare ad un insieme di prescrizioni “spirituali” (Rom.7:I4), promulgate da Colui che è Spirito, YHWH. La legge richiede all'uomo una condotta retta non solo a livello esteriore, ma soprattutto a livello di adesione del cuore (Matteo 5). La fede non è mai sganciata da un riferimento “normativo”, ciò permette al credente di prendere le distanze tanto dal “relativismo” religioso, quanto dall'anti-nomismo. La legge mosaica, allo stesso titolo dell'evangelo, può essere compendiata nell’espressione: “ama Dio al di sopra di tutto, e il prossimo come te stesso” (Mt. 22:37-40). “L'amore è l'adempimento della legge” (Rom. 13:10). Una retta comprensione dell'amore di Dio, risulta orientata dai Suoi stessi comandamenti; non dovremmo pertanto dimenticare che anche l'amore di Dio è un comandamento, infatti ci viene comandato di amare Dio e il nostro prossimo. Certamente il comandamento non può originare l'amore, però l'amore richiede il comandamento. Tanto l'Antico quanto il Nuovo Patto hanno come scopo quello di costituire un regno di sacerdoti ed una nazione santa (Es. 19:5; 1Pt. 2:9). Il peccato è definito in entrambi i patti come una trasgressione dei comandamenti del patto (Giosuè 7:11; Isaia 24:5; Osea 6:7; 1Gv. 3:4); violare la legge di Dio equivale sempre ad infrangere il patto. Tali patti sono espressione della “monoergistica” grazia di Dio, ossia del fatto che Dio tratta con l'uomo sempre e solo sul fondamento della propria libera iniziativa di grazia. Il patto con Mosè al Sinai era stato preceduto dalla grazia espressa nell'episodio dell'attraversamento del Mar Rosso (Es. 14:13; 15:2; 19:4; 20:2). Certamente la grazia di Dio è meglio manifestata con il Nuovo Patto (Gv. 1:17), ma sotto l'Antico Patto, la fede sempre precede le opere (Es. 20). La richiesta fondamentale della Legge Mosaica era la circoncisione del cuore (Deut. 10:16), e la perseveranza animata dalla fede (Deut. 1:32; 9:23; 10:12; 6:2). Il cerimoniale sacrificale risultava efficace solo se era espressione della fede dell'israelita pio, era infatti richiesta una preliminare confessione dei peccati (Lev. 5:5); se i sacrifici erano animati da un'attitudine errata essi andavano considerati un'abominazione (Prov. 15:8; 21:27). Possiamo affermare pertanto che l'Antico Patto possiede i medesimi obiettivi, definizioni, principi, efficacia e fondamento del Nuovo Patto. Non va inoltre dimenticato che lo stesso Gesù afferma che le cose più importanti della legge erano connesse alla misericordia e alla fede (Matteo 23:23). Il patto mosaico presupponeva la redenzione, e pertanto l'osservanza della legge non implicava una acquisizione di meriti.

L'amore non è “senza legge”, non è una dimensione slegata dalle prescrizioni divine, un elemento autonomo che inventa la propria etica basandosi su se medesimo: Nella Scrittura tutti i brani che fanno riferimento all'amore sono direttamente o indirettamente connessi alla legge in quanto rivelazione della volontà di Dio. Guardiamoci dunque dall'istituire contrasti tra legge e amore o tra legge e grazia. Nella Bibbia la legge è rivolta tanto ad individui quanto a società umane, per esempio i profeti hanno richiamato all'osservanza della legge di Dio non solo Israele, ma anche i popoli pagani. Per tale motivo la chiesa può senz'altro annunciare la legge di Dio nel contesto sociale attuale, sfrondandole di tutto ciò che alla luce della venuta di Cristo risulta essere anacronistico e dunque legato al tempo e alle circostanze in cui determinati precetti furono promulgati. Lo stesso Gesù Cristo non ha inteso promulgare una “nuova legge”, ma soltanto interpretare in modo autentico quanto già era patrimonio del popolo giudaico, prendendo le distanze dalle sofisticherie delle interpretazioni rabbiniche. Gesù ha modificato e abolito importanti precetti della legge (pensiamo all'adulterio non più passibile di essere punito con la pena di morte, o al divorzio non più tollerato ma permesso, all'abolizione della distinzione tra cibi puri e impuri, all'abolizione del sacerdozio levitico, ect.). Una errata comprensione dei rapporti tra legge e grazia può determinare una errata comprensione del significato dello stesso Vangelo. Le prescrizioni dell'intera legge mosaica, vanno prese sul serio. La considerazione altrettanto vera, secondo la quale non è possibile all'uomo caduto osservare in modo soddisfacente i precetti della legge, deve essere chiamata in causa solo in un secondo tempo. L'antipatia che diversi credenti hanno nei confronti di una teologia della legge, nasce da un'interpretazione “parziale” delle varie definizioni date dall'apostolo Paolo nelle proprie epistole (Galati e Romani).

Referenze Bibliche Ragionate

l) Brani del Nuovo Testamento nei quali la legge mosaica è presentata in termini positivi: Rom. 7:12 “la legge è santa”; 7:14 “spirituale”; 7:16 “buona”; 7:22 “dilettevole”; 1Tim. 1:8 “buona”. Paolo afferma: in 1Cor. 9:2I di essere “sotto la legge”, in Rom. 3:31 di volere “rendere stabile la legge”. In tali brani non è posta un'alternativa tra legge e grazia, piuttosto la legge è intesa nel suo senso primario di autentica rivelazione delle esigenze sante di Dio. La legge di Dio in tale ottica risulta essere oggetto di diletto per i Suoi servitori (Salmo 119).

2) Brani del Nuovo Testamento nei quali la legge è presentata in relazione alla dottrina del peccato; Rom. 3:20 la legge dona “conoscenza del peccato”; 5:15 “genera ira”; 5:13 “imputa il peccato”; 5:20 “fa abbondare il peccato”; 7:5 “fa risvegliare le passioni”; 7:7 “fa conoscere il peccato”; 7:9 “fa vivere il peccato”; 1Cor. 5:56 “da forza al peccato”; 1Tim. 1:9 “è fatta per gli iniqui”; Uno degli scopi ai quali la legge assolve è quello di generare spavento nel cuore dei peccatori in quanto trasgressori della giustizia di Dio. Solo tramite la legge possiamo misurare la distanza tra i nostri atteggiamenti ed opere, e l'amore e la giustizia di Dio. Non infrequentemente i brani citati vengono utilizzati per presentare una interpretazione della legge quale complesso di norme alle quali sottrarsi.

3)Brani in cui sono messe in opposizione evangelo e legge; Rom. 3:21 “indipendentemente dalla legge è manifestata una giustizia attestata dalla legge”; 3:31 “annulliamo la legge mediante la fede? No anzi stabiliamo la legge!”; Gal. 2:16 “l'uomo non è giustificato per le opere della legge”; “avete ricevuto lo Spirito per la via delle opere della legge o per la predicazione della fede?”; 3:12 “la fede non si basa sulla legge”; Questi brani fanno pensare ad un'antitesi tra l'autentico contenuto del messaggio della grazia e una sua errata interpretazione frutto di speculazione da parte dei giudeo-cristiani; evidentemente costoro ritenevano che i mezzi per accedere alla salvezza fossero connessi alla messa in pratica di alcuni precetti della legge mosaica (circoncisione, giorni festivi, norme relative a cibi). Con la venuta del Cristo, l'unica condizione per accedere alla giustificazione è la fede nel sacrificio del Cristo, a prescindere da qualsiasi precetto della legge (come nel caso di Abramo). La giustificazione (momento iniziale del cammino cristiano) è del tutto separata dalla pratica della legge, non così per la santificazione che trova il suo senso nella pratica della legge morale. Una legge “adempiuta” non è una legge “superata”, nel senso che l'amore non permette di fare a meno della legge. Paolo sta sostanzialmente affermando che la legge mosaica realizza il proprio autentico scopo soltanto quando ci conduce alla pratica dell'amore del prossimo. Anche qui Paolo si esprime in modo argomentativo, desiderando affermare che lo scopo autentico della legge mosaica è quello di darci conoscenza del peccato, facendoci conoscere il carattere santo di Dio e la necessità di amarLo al di sopra di ogni altra cosa.


(autore: Domenico Iannone)