Il ruolo e l'elezione degli anziani
Il termine anziano (presbuteros),
designa la figura di un credente che si prende cura dell'assemblea in modo continuo
e proficuo. Tale designazione non dipende dall'età e non va attribuita
a persone che pur essendo in possesso di qualità spirituali non hanno
tempo per metterle a servizio del prossimo.
Il servizio (ministero) dell'anziano, trae le proprie origini dall'organizzazione
del popolo di Israele che aveva figure "laiche", che si occupavano
dell'amministrazione del governo e della giustizia.
Gli anziani sono nel NT, presentati con vari nomi: vescovi (Atti 20:17, 28;
1Tim. 3:1 da episkeptomai, sorvegliare, sovraintendere),
pascitori (1Pietro 5: 2-4), conduttori (Ebrei 13:7 da hgoumai,
governare), preposti (1Tess. 5:12).
I fratelli in possesso di qualsiasi tipo di dono spirituale possono aspirare
a tale ufficio, ma per la designazione "ufficiale", accanto al "dono"
risulta essere in causa il "carattere" del credente.
Le qualità necessarie per essere anziano sono possedere una vita esemplare,
un ardente zelo per il popolo di Dio, la responsabilità e la competenza
per fornirgli il cibo spirituale di cui ha bisogno, pazienza, simpatia e amore.
La Scrittura si preoccupa di offrire liste particolareggiate delle caratteristiche
di quanti aspirano all'anzianato (1Tim. 2:1-7; Tito 1:5-9), tali liste presentano
lo standard "normale", della condotta cristiana, a cui sono chiamati
tutti i credenti; non dobbiamo ritenere l'anziano un supermen spirituale.
La lista di requisiti di 1Tim. 2:1-7, sembra la più esauriente, in essa
è affermato che il credente deve:
1) aspirare al riconoscimento; quando è in
questione il servizio comunitario, il Signore ci invita ad essere più
che propositivi;
2) essere irreprensibile;
anepilemptos, significa di buona rinomanza e meritevole; si vuole cioè
dire che il credente deve non soltanto non fare il male, ma anche cose meritevoli
di lode;
3) essere marito di una sola moglie; ossia non poligamo, Paolo starebbe allora
pensando a quei credenti provenienti dal paganesimo, ma il termine potrebbe
anche essere inteso come non passato a seconde nozze;
4) essere sobrio; nhfalion indica l'essere liberi
da influenze intossicanti. Il termine richiama alla mente la figura della sentinella
e del pastore che possono vigilare soltanto se sono liberi da sostanze inebrianti
che potrebbero farli addormentare nell'imminenza dll'arrivo del nemico. La traduzione
più appropriata potrebbe essere "vigilante del continuo";
5) essere assennato; swfrona che significa "di
mente salva" (sozw, salvo, frein,
mente), lo stesso che: temperato, non portato ad eccessi che sembrano follie,
stabile;
6) essere costumato; kosmion, cioè "di
buon comportamento", "presentabile", ma il termine significa
anche mettere in ordine, schierare, organizzare, schierare un esercito, comandarlo
(Liddel-Scott). L'anziano non diversamente da qualsiasi altro credente, deve
essere ben disciplinato e sapersi organizzare;
7) essere ospitale; sono inospitali coloro che hanno un senso troppo forte del
proprio territorio personale, o di quello comunitario (pensiamo a Diotrefe in
3Giovanni 9), non permettendo agli "stranieri" di sentirsi a proprio
agio in quella che pensano essere loro proprietà.
Inospitale è colui che dopo un incontro si ferma a parlare con il fratello
o la sorella simpatici, e non con l'estraneo che a volte va via senza essere
contattato o salutato. Inserire i disadattati, i timidi, gli scontrosi, promuovere
sante conversazioni tra i credenti è compito di tutti i fedeli ed è
una caratteristica che non deve essere assente negli anziani;
8) essere atto ad insegnare; a che servirebbe l'ospitalità se l'anziano
non avesse nulla da dire agli ospiti? Gli anziani che non hanno nulla da dire
sono un pericolo. L'anziano deve essere in grado di presentare il contenuto
della Parola a tutti i membri della comunità nella quale serve. Inoltre
deve essere in grado di individuare l'eresia anche comportamentale e condannarla.
Non va sottovalutato che compito dell'anziano è anche quello di influenzare
beneficamente l'assemblea interessandola a progetti ed iniziative:
9) essere non dedito al vino;
10) essere non violento; ossia non manesco;
11) essere mite;
12) non essere litigioso; amakon non propenso a guerreggiare
13) non essere amante del denaro; non sono qui condannati solo l'avarizia o
lo spirito capitalista, ma si rimarca che sarebbe cosa ben triste se i credenti
utilizzassero il proprio denaro solo per divertirsi o ammassarlo;
14) essere buon governatore (proistamenon, stesso
verbo di 1Tess. 5:12) della propria famiglia; una capacità in una sfera
più ampia può essere individuata tramite un'analoga capacità
in una sfera più limitata. L'espressione "in tutta riverenza"
(semnotes), è meglio tradotta "con completa
dignità", che evita il concetto di rigido rigore.
Il buon padre di famiglia non frustra le capacità dei propri familiari,
mentre in molte chiese, l'anziano è colui che si sostituisce alla chiesa
spogliandola di qualsiasi responsabilità e rendendola pigra e abulica.
15) non essere novizio; neoputos è colui che
è stato battezzato di recente
16) che abbia buona testimonianza da parte dei non-credenti; evidentemente importa
anche quanto quei di fuori pensano del possibile anziano, se egli passa per
un fanatico, un ignorante, un superficiale, un maleducato.
Possiamo individuare quattro fasi in relazione all'elezione degli anziani:
1) Dio accorda sovranamente ad un certo numero di
fratelli di esprimere dei doni in un modo stabile;
2) questi ne prendono coscienza nel mentre esprimono in tutti i modi possibili,
il proprio servizio all'interno della chiesa;
3) l'assemblea con il tempo, prende coscienza dei doni di questi fratelli, infatti
quest'ultimi risultano essere in grado di vegliare sull'autocompiacimento, la
pigrizia, i disordini, le maldicenze e le cadute del resto dei credenti dell'assemblea;
4) tali fratelli, "scelti da Dio", se manifestano un carattere adeguato
alle esigenze della Parola di Dio, sono ufficialmente designati "anziani".
Ciò non significa certo che gli anziani ricevono "democraticamente",
l'attribuzione di un dono da parte della chiesa, o l'attribuzione di un potere.
Nella Bibbia l'unico brano nel quale si faccia esplicitamente
riferimento ad una qualche forma di elezione per quanto concerne servitori,
è quello di Atti 6.
Ne deduciamo, in base al principio che quanto nella Bibbia appare poco noto
va compreso sulla base di quanto è più noto, che la prassi seguita per quanto
concerne l'elezione dei diaconi, deve essere la medesima per quanto concerne
l'elezione e dunque il pubblico riconoscimento, di qualsiasi altro tipo di servitore.
In Atti 4:35 è affermato che le offerte dei membri della comunità cristiana
erano poste "ai piedi degli apostoli" e poi distribuite secondo i bisogni della
fratellanza. Atti 6:2, aggiunge che tale distribuzione inizialmente era effettuata
dagli stessi apostoli.
Questa opera degli apostoli è definita in Atti 6:1 "assistenza" (greco: diakonia),
e in Atti 6:2 "servire" (greco: diakonein , il termine
"mense" trapezais, usato in Atti 6:2, è il medesimo
di quello che appare in Matteo 21:12 e Giovanni 2:15 con il significato di "tavole"
dei cambiavalute, il termine è utilizzato per rimarcare il modo in cui veniva
esercitata l'assistenza ai bisognosi; gli apostoli probabilmente sedevano dietro
tavole sulle quali veniva fatta la distribuzione di quanto necessitava ai membri
poveri della comunità).
Solo in seguito alle aumentate esigenze di ordine pratico, determinate dalla
presenza di vedove cristiane di lingua greca trascurate durante il "servizio
alle mense", il "diaconato" degli apostoli fu sostituito con quello di altri
qualificati membri della chiesa.
La scelta dei diaconi è affidata alla chiesa. I suoi membri per effettuarla
sono preliminarmente ammaestrati dagli apostoli:
1) a guardarsi attorno per effettuare una scelta (Atti 6:3, "cercate di trovare"
episkepsasqe), tesa ad individuare sette persone
"di buona testimonianza, ripiene di Spirito Santo e di sapienza" (1Timoteo 3:8-13);
2) ad eleggere (greco: exelexanto da eklegw).
Nel brano di Atti 6:1-7, non è precisato il "come" dell'elezione, probabilmente
essa fu espletata per "alzata di mano" (Atti 14:23, dove l'espressione tradotta
"fatti eleggere" o "designarono" è propriamente "fatti eleggere per
alzata di mano" ceirotonhsantes);
3) a presentare gli eletti per essere incaricati dagli apostoli (Atti 6:3,6),
. Il termine "incaricare" (greco: katasthsomen da
kaqistemi) ha il senso di "attrezzare qualcuno per
un esercitare una mansione", "informare a fondo qualcuno per una missione" (vedi
Tito 1:5, dove "tu costituisca" va più propriamente tradotto "tu incarichi".
Tito non aveva alcuna autorità per eleggere anziani nella comunità cretese,
ma possedeva senza dubbio la competenza per coordinare l'opera degli anziani
eletti dalla chiesa).
Vi è tuttavia una differenza tra l'incarico
assunto da questi diaconi e quello che gli anziani o i diaconi esprimono in
genere; infatti con l'elezione, anziani e diaconi non acquistano responsabilità
ulteriori, piuttosto continuano ad esprimere quanto era specifico del proprio
servizio già prima del riconoscimento.
Per tale motivo è preferibile l'espressione "riconoscimento degli
anziani o dei diaconi" all'espressione "creazione degli anziani o
dei diaconi".
La chiesa è esortata a vegliare affinchè le elezioni dei ministri
all'interno della chiesa, non divenga occasione per creare ex-novo figure di
responsabili inesistenti prima dell'elezione.