Il Testo del Nuovo Testamento
Greco:
Testo Critico contro Testo di Maggioranza. Un problema reale?
Il testo greco utilizzato per le traduzioni
nelle lingue moderne, è ottenuto tramite un confronto (collazione) tra
i vari manoscritti.
Al momento si confrontano due diverse "recensioni" per quanto concerne
il testo greco del NT. Esse vanno rispettivamente sotto il nome di Testo Critico
(da ora in poi TC) e Testo di Maggioranza (da ora in poi TdM).
Vi sono due pubblicazioni fondamentali che rappresentano il Testo del NT conformemente
agli assunti del TC. Il primo è pubblicato dalla The United Bible (USB)
e va sotto il titolo di: "The Greek New Testament". Il secondo è
il "Novum Testamentum Graece" edito da K. Aland ed E. Nestlè.
La quarta edizione della USB e la 27a ed. del Nestlè-Aland sono ora identiche.
Anche per il TdM vi sono due fondamentali pubblicazioni: "The New Testament
in Original Greek According to the Byzantine/Majority Textform", edito
da M.A. Robinson e W.G. Pierpont, e "Il The Greek New Testament According
to the Majority Text" edito da Z.C. Hodges e A.L. Farstand. Queste due
edizioni sono identiche.
E' bene dire che le due serie di pubblicazioni rappresentanti i due tipi di testi
del NT, differiscono tra loro per appena il 2% dei complessivi versetti, ciononostante
specie in ambiente anglo-sassone i partigiani dell'uno o dell'altro testo si
confrontano tra loro come se la posta in gioco fosse quella della sopravvivenza
della stessa religione cristiana!
E' bene aggiungere che quel 2% di differenza tra i due testi non tocca nessuna
dottrina fondamentale della Sacra Scrittura.
Testo greco e presupposti metodologici.
Tenteremo adesso di dar conto dei diversi
presupposti che sono alla base delle due diverse ricostruzioni del testo greco
del NT.
Tanto per cominciare le due "recensioni", TC e TdM, fanno capo a due
diverse ricostruzioni storiche della loro genesi.
Nel caso del Testo Critico si ritiene che i manoscritti e i papiri più antichi siano
quelli che più fedelmente testimoniano del testo originale, mentre i
partigiani del Testo di Maggioranza sono convinti che tale materiale antico sia stato manipolato
da eretici di scuola gnostica e che la stragrande maggioranza dei manoscritti
più recenti, debba essere intesa come conservante il testo greco originario.
Mentre per i partigiani del TC ciò che conta è stabilire il motivo
(genealogia) di una variante, per i partigiani del TdM la pertinenza di una
variante dipende dalla percentuale di manoscritti che la supportano.
Per coloro che tengono per il TC, le varianti vanno "pesate", per coloro
che tengono per il TdM le varianti vanno "contate".
Il Testo di Maggioranza.
Coloro che tengono per il TdM, affermano
che Dio nella sua Provvidenza non avrebbe mai permesso che il testo sacro venisse
smarrito per secoli, per poi essere "riscoperto" dalla critica testuale
soltanto nel XIX° sec. (va però fatto osservare che i primi
a fare questa affermazione furono coloro che nel XVIII° sec. difendevano
il Textus Receptus di Erasmo dalle critiche del pietista Francke, oggi i seguaci
del TdM non accettano il TR).
Diamo di seguito le ragioni che deporrebbero in favore del TdM:
1) La vasta maggioranza dei manoscritti greci riflette
il TdM (detto anche testo Bizantino). Dei 5306 manoscritti, papiri e lezionari
circa il 90% contiene il TdM. Al contrario, solo un papiro presenta un testo
simile a quello del TC (tale tipo di testo è detto anche "alessandrino"),
il P45.
Sempre a proposito di papiri, molti di questi contengono il testo bizantino
(P13, P45, P46, P47, P49, P59, P66, P72, P74, P75).
2)
Il TdM era, anche livello geografico, largamente distribuito e accettato rispetto
al TC .
Il TC, o testo alessandrino, largamente diffuso in Egitto, era così sottostimato
che fu lentamente portato in conformità al testo Bizantino dopo
il IV° sec.
3) Le più antiche traduzioni del NT dal
greco appaiono essere una commistione di testo alessandrino e testo bizantino
(sovente il testo appare di non facile determinazione), ma generalmente contengono
un testo di tipo Bizantino almeno in parte. Tale è il caso della Peshitta
(400 circa), della Harklensis (616), della Versione Siriaca (400 circa), della
Versione Armena (400 circa), della Versione Gotica (340 circa), della Antica
Slovenica (850 circa) e della Vulgata ( ).
4) Nessuno degli scrittori neo-testamentari scrisse
mai a chiese egiziane (nelle quali il testo alessandrino era diffuso) eppure
stranamente queste chiese senza possedere tali autografi con i quali confrontare
le copie, furono in grado di approntare copie con poche errori rispetto agli
autografi e di conservarle, superando in questo quelle chiese orientali che
possedevano gli originali e potevano utilizzarli per confrontare le proprie
copie.
A detta dei seguaci del TdM, coloro che adottano il TC non tengono sufficientemente
conto della possibilità che eretici gnosticizzanti, diffusi soprattutto
in Egitto dove il testo alessandrino era utilizzato, possano aver corrotto il
testo greco del NT.
I seguaci del TdM, nel mettere a punto il
proprio testo del NT greco, applicano i sette canoni dello studioso Burgeon,
detti anche "Sette canoni di Verità":
1) Antichità, o Primitività.
2) Accordo dei Testimoni, o Numero.
3) Varietà dell'Evidenza, o Cattolicità
(cioè distribuzione geografica).
4) Rispettabilità dei Testimoni, o Peso.
5) Continuità, o Ininterrotta Tradizione.
6) Evidenza dell'intera Lezione, o Contesto.
7) Considerazioni Interne, o Ragionevolezza.
Il Testo Critico.
Secondo Westcott ed Hort, il testo Bizantino
fu formato per conflazione (revisione) tra il 250 e il 350 d.C. Metzger aggiunge
che tale revisione fu, forse, prodotta ad Antiochia in Siria e adottata a Costantinopoli
da dove si diffuse attraverso l'impero bizantino. Va però detto che tale
ricostruzione è solo congetturale.
Secondo K. Aland vi fu un'intensa produzione di manoscritti neo-testamentari
tra la fine del III° sec. e l'inizio del IV°, probabilmente da situarsi
tra la fine della persecuzione degli imperatori Decio e Valeriano (264) e l'inizio di quella
di Diocleziano (303). Durante questi circa 40 anni di pace, ad Antiochia fu
prodotto l'esemplare originario del testo della Koinè, e in un'altra
località dell'Oriente il manoscritto dal quale è disceso il codice
di Beza, i due testi alla base del testo Bizantino.
Certamente le comunità più attive nella produzione di manoscritti
saranno state quelle orientali dato che non sembra che l'ovest antico fosse da questo
punto di vista molto prolifico. La stessa comunità di Roma era più attenta a problemi di ordine pratico che a speculazioni teologiche
(ciò porterebbe ad escludere la possibilità che in occidente possa
essersi formato un peculiare tipo di testo).
La chiesa egiziana possiede un proprio testo peculiare, l'Alessandrino,da quando,
intorno al 200 d.C. il vescovo Demetrio riuscì a liberarla dalle
contaminazioni gnostiche. I Patriarchi alessandrini poichè governavano
centralisticamente la propria provincia ecclesiastica, riuscirono ad imporre tale
testo, ma con il tempo anche il loro testo venne assimilato al testo della Koinè e
il testo Alessandrino diventò testo Egiziano.
Se ne deduce che una scarsa centralizzazione ecclesiastica permetteva la diffusione
di testi del NT anche con varianti significative, a distanza di pochi chilometri
da un distretto ecclesiastico all'altro (è il caso dell'Egitto del I°
sec. d.C.).
Gli studiosi del TC fanno largo uso di un
metodo filologico detto "genealogico" che consiste nel "collazionare"
(confrontare) i diversi manoscritti e creare in tal modo dei gruppi o "famiglie"
(stemmi) possedenti caratteristiche comuni.
Una famiglia fondamentale è quella del Testo Primitivo, che è
il tipo di testo diffuso sino al III°-IV° sec. Esso non appare inserito
in alcuna "canalizzazione", poichè probabilmente non vi era
nessuno nella chiesa in grado di imporla; è diviso in tre sottogruppi:
1) Testo Stabile, che è il testo che si attiene con
maggiore precisione al modello "originario".
2) Testo Normale,che si attiene con minore precisione
del precedente al modello "originario".
3) Testo Libero, accoglie le lezioni più
disparate
Risulta chiaro che quste distinzioni in gruppi presuppongono che il testo greco
del NT coincida con la recensione del TC.
Girolamo, nelle sue prefazioni ai Vangeli, testimonia che al suo tempo esistevano
due forme di testo greco del NT, l'Alessandrina (messa a punto da Esichio) e
la Koinè (messa a punto da Luciano) che più tardi darà
origine al testo Bizantino.
Le regole filologiche utilizzate dagli assertori
del TC, per determinare quale variante testuale vada espulsa o ricevuta nel
testo sono (regole di Metzger)
:
1) In generale la lezione più difficile
deve essere preferita. I copisti tendevano a semplificare il testo.
2) In generale la lezione più breve deve
essere preferita. I copisti tendevano ad ampliare il testo, ad esempio con aggiunte
edificanti.
3) Poichè gli scribi frequentemente portavano
passaggi divergenti in armonia l'uno con l'altro, in passaggi paralleli.La lezione
che implica dissidenza verbale deve in generale essere preferita ad una che
presenta concordanza verbale.
4) I copisti talvolta: a) rimpiazzavano una parola
non familiare con un sinonimo più familiare; b) alteravano una forma
poco raffinata con una espressione più elegante in accordo con la tendenza
atticizzante del loro tempo; c) aggiungevano pronomi, congiunzioni, e attributi
onde rendere il testo più accesibile alla lettura.
(Il testo Bizantino a detta di Metzger, presenta tutti insieme tali difetti).
I seguaci del TdM obiettano che i copisti del testo Bizantino potrebbero non
aver conflatto lezioni divergenti e che gli originali del NT potrebbero essere
stati scritti utilizzando un greco piano e comprensibile e non in un linguaggio
difficile e contraddittorio come suppongono al contrario i seguaci del TC.
Si può concludere dicendo che i seguaci del TC ricostruiscono il testo
del NT greco facendo largo uso delle regole del Metzger, mentre per determinarne
la storia attingono a piene mani alle testimonianze patristiche. I seguaci del
TdM si affidano, invece, quasi esclusivamente al criterio del numero dei manoscritti
(in realtà considerando le differenze rispetto al Textus Receptus di
Erasmo, vi è anche un certo ricorso a criteri di tipo filologico).
Nonostante il ricorso ad approcci tanto diversi è da ritenersi davvero
un' opera provvidenziale quella che vede i due tipi di testo sostanzialmente
coincidere.
Differenze tra Testo Critico e Testo di Maggioranza.
Diamo di seguito alcuni
brani della Scrittura dove sono più evidenti le differenze tra i due
tipi di testo greco che stiamo esaminando.
Matteo 5:22 Il TdM aggiunge: "senza motivo". Il TC omette tale variante
poichè essa non si accorda con la nota equazione Aleph+Beta+poche altre
evidenze manoscritte+ regole di Metzger=la lezione migliore.
Matteo 6:13. Il TdM aggiunge alla fine del brano: "Perchè tuo è
il Regno e il Potere e la Gloria in sempiterno. Amen". Coloro che seguono
il TC omettono la lezione poichè la ritengono aggiunta per motivi "liturgici".
Al contrario, coloro che seguono il TdM ritengono che la lezione sia stata omessa
da gnostici tesi a screditare l'onnipotenza divina. Inoltre la Didachè
( circa 100 d.C.) contiene il brano.
Matteo 11:19. Il TdM ha la lezione "la Sapienza è giustificata dai
suoi figli", mentre il TC "la Sapienza è giustificata dalle
sue opere". Coloro che seguono il TC ritengono che il termine "figli"
( teknon ) sia stato originato
da uno scriba desideroso di armonizzare il brano in questione con quello di
Luca 7:35.
Matteo 20:16. Il TdM aggiunge al brano "Perchè molti sono i chiamati,
ma pochi gli eletti". Il TC omette il brano poichè ritiene che esso
sia una ripetizione accidentale (homoteleuton) di Matteo 20:16.
Marco 1:1. Il TdM aggiunge "Il Figlio di Dio". Anche se Aleph contiene
l'espressione, il TC la omette perchè Theta (IX° sec.) e 28 (XI°
sec.) non la contengono.
Marco 16:9-20. E' questa la cosidetta "chiusa lunga" che il TC omette
sulla base di Aleph, Beta e 304 (XII° sec.).
Giovanni 3:13. Il TdM aggiunge "...che è in cielo.". Il TC
ritiene tale aggiunta essere una glossa di qualche scriba con interessi cristologici,
mentre coloro che seguono il TdM ritengono che l'espressione sia stata omessa
da gnostici desiderosi di gettare ombra sulla deità del Cristo.
1Corinzi 2:4. Il TdM aggiunge davanti a "sapienza" l'aggettivo "umana".
Coloro che seguono il TdM sono convinti che la parola sia stata omessa dagli
gnostici che rifiutavano la sapienza in tutte le sue forme, mentre coloro che
seguono il TC ritengono che l'aggettivo sia stato aggiunto per rendere il testo
più chiaro e scorrevole.
1Timoteo 3:16. Il TdM legge "Dio fu manifestato in carne". Il TC al
posto dell parola "Dio" legge "Chi", ritenendo che la lezione
"Dio" sia dovuta all'errore di qualche scriba che ha interpretato
il pronome greco OS come se fosse
stato un "nomina sacra" ( OS
era talvolta usato come abbreviazione di QEOS ).
Ulteriori varianti: Matteo 9:13; 17:21; 26:28; Marco 9:45; 10:24; 15:28; Luca
2:33; 4:4; 9:55; 24:53; Giovanni 1:18; 5:3,4; 6:47,55; 8:59; Atti 1:14; 2:47;
8:37; 9:5,6; 24:6-8; 28:29; Romani 1:16; 8:1; 11:6; 1Cor. 6:20; 15:55; Gal.
3:1; Filip. 1:16,17; 1Tim. 6:5; Ebrei 1:3; 1Pietro 1:22; 2:2; 3:15; 4:14; 2Pietro
3:10; 1Giov. 3:1; Giuda 23,25.
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(autore: Domenico Iannone)