IL CANONE DEL NUOVO TESTAMENTO
Con il termine "canone" (dal greco "canon" la canna usata per misurare, da cui il significato di "criterio", "regola") si intende l'insieme degli scritti biblici considerati sacri. Non è vero che il canone del NT fosse stato sempre considerato indiscutibile dalla chiesa delle origini. Infatti epistole come 2 Pietro, 2 e 3 Giovanni, Giacomo, Giuda e Apocalisse furono accettate prima in alcune regioni della cristianità antica e solo nel IV° sec. nelle altre (Eusebio di Cesarea attesta che l'Apocalisse in quell'epoca non era ancora considerata canonica dalla chiesa orientale); addirittura furono considerati canonici testi che in seguito sarebbero stati del tutto esclusi dal canone, è il caso dell'epistola di Barnaba e del Pastore d'Erma (inclusi nel manoscritto del IV° sec. detto Sinaitico) e della 1° e 2° epistola di Clemente (incluse nel manoscritto del V° sec. detto Alessandrino). Nel III° sec. delle 7 epistole cattoliche solo 1 Pietro e 1 Giovanni erano considerate ovunque canoniche, le altre come detto dovranno attendere il IV° sec.
La testimonianza degli "antichi".
Il periodo che va dalla fine del
I° sec. alla fine del II° sec. e'; caratterizzato da una forte
incertezza a proposito di quanto i credenti erano in obbligo di ritenere canonico,
non è esagerato affermare che ogni comunità locale possedeva un
proprio canone.
Esamineremo alcune delle testimonianze extra-bibliche che ci sono pervenute
a tal proposito.
Clemente Romano scrisse
intorno al 95 d.C. una epistola alla comunità di Corinto, in essa oltre
a brani dell'AT, è citato anche un brano della 1Corinzi di Paolo apostolo
(cap.47). Non è possibile però stabilire se citando detti ed opere
del Cristo, Clemente faccia riferimento ai vangeli canonici o a qualche altra
raccolta di detti ed opere del Cristo circolanti al suo tempo.
Ignazio di Antiochia scrisse intorno al 107 d.C.
alle chiese dell'Asia Minore mentre era trasportato in catene a Roma per essere
martirizzato (allo storico Eusebio siamo debitori della data del martirio),
in una di queste epistole (Ignazio agli Efesini 12:2) è tirata in causa
come testimonianza di un uomo degno di fede, l'epistola di Paolo agli Efesini.
In generale anche se nelle epistole di Ignazio sono riconoscibili citazioni:
dai vangeli "canonici" di Matteo (7 volte), Luca e Giovanni , e da:
1Corinzi (8 volte), 2 Corinzi (2 volte), Efesini (2 volte), Colossesi (1 volta),
1 Tessalonicesi (3 volte), 1Timoteo (5 volte), 2Timoteo (1 volta), 1 Pietro
(2 volte), Apocalisse (3 volte) nessuno di tali scritti è citato per
nome. Alcuni studiosi sono convinti, dato l'alto numero di citazioni dal vangelo
di Matteo nelle epistole di Ignazio , che questo scritto possa aver visto la
luce ad Antiochia, dove Ignazio predicava.
Policarpo scrisse intorno al 107-108 d.C. una prima
(di cui non ci resta che un frammento) ed una seconda lettera ai Filippesi,
in quest'ultima egli cita, senza nominarli esplicitamente: i vangeli di Matteo
(5 volte), e di Luca (2 volte), Romani (1 volta), 1Corinzi (2 volte), 2Corinzi
(2 volte), Galati (2 volte), 2Tessalonicesi (1 volta), 1Timoteo (2 volte), 2Timoteo
(1 volta), Atti (2 volte), 1Pietro (7 volte), 2Pietro (1 volta), 1Giovanni (1
volta), non operando nell'introdurre tali citazioni alcuna distinzioni rispetto
a quelle tratte dall'AT.
Papia di Gerapoli scrisse un trattato "Sulle
Parole del Signore" intorno al 130-140 d.C. , di cui alcuni brani sono
citati dallo storico della Chiesa Eusebio nel suo scritto dal titolo: "Storia
della chiesa".
Papia documenta i motivi che spingevano le comunità cristiane del suo
tempo a ritenere autorevoli (e dunque canonici) i vangeli di Matteo (la critica
però ritiene che Papia non stia discutendo del vangelo che attualmente
và sotto il nome di Matteo) e di Marco.
Giustino Martire scrisse intorno al 150 d.C. libri
in difesa della fede cristiana. Nello scritto dal titolo "Prima Apologia"
cita in modo non esplicito i vangeli dopo averli presentati come: "memorie
degli apostoli" (cap.67).
Giustino riconosce come autoritativa anche l'Apocalisse e l'attribuisce all'apostolo
Giovanni.
Taziano è un eretico citato da Eusebio nella
sua "Storia". Taziano compose intorno al 170 d.C. un'unico vangelo
(Armonia) fondendo i quattro vangeli "canonici", segno che a quel
tempo i nostri attuali quattro vangeli avevano ottenuto un largo riconoscimento
da parte della chiesa.
La Didachè, il Pastore
d'Erma, l'Epistola di Barnaba, tutti composti
verso la fine del I° sec.d.C., pur citando brani tratti da vari scritti
del NT, lo fanno senza citare
in modo esplicito il nome del testo da cui sono tratti.
Qualche
fonte "più esplicita"!
Possediamo due antiche liste di testi considerati canonici: il cosidetto "canone
di Marcione" e il "frammento muratoriano".
Il Canone di Marcione, che a quanto pare venne
scritto a Roma attorno al 140 d.C., rappresenta un'aberrazione rispetto a quanto
la chiesa riteneva essere canonico. Marcione era un eretico che distingueva
tra il Dio-creatore dell'AT, considerato malvagio, e il Dio-Padre di Gesù
del NT, tale posizione metteva capo ad un rifiuto di tutto quello che appariva
possedere qualche traccia di religiosità ebraica: l'intero AT, i vangeli
di Matteo, Marco, Giovanni, alcune parti del vangelo di Luca (tale vangelo essendo
stato scritto dal non-ebreo Luca era considerato affidabile), le epistole pastorali.
La chiesa prese posizione contro questo tipo di "canone abbreviato",
segno che essa riconosceva già un insieme di scritti dai quali non era
possibile prescindere.
Il Frammento Muratori
(detto anche "Canone muratoriano") risale alla fine del 2° sec.
d.C., esso fu scoperto e pubblicato dal cardinale L.A. Muratori in Italia nel
1740.
Lo scritto risulta mutilato all'inizio, il vangelo di Luca è definito
il 3° della raccolta, è legittimo supporre che esso fosse preceduto
dai vangeli di Matteo e Marco; la lista prosegue con il vangelo di Giovanni,
Atti, le 9 lettere di Paolo alle chiese e le 4 ad individui (Filemone, Tito
e 1 e 2 Timoteo), 2 lettere pseudo-paoline (Laodicesi e Alessandrini che l'autore
del frammento pur citando esorta a non considerare canoniche), Giuda, le due
epistole di Giovanni, la Sapienza di Salomone (?), l'Apocalisse di Giovanni
e quella di Pietro, il Pastore d'Erma che è solo consigliato per la lettura
privata dei credenti ma non incluso tra i canonici.
Nè nel canone di Marcione nè nel "frammento muratoriano"
compare l'epistola agli Ebrei, nel primo caso per la sua stretta connessione
con l'AT, nel secondo caso per il rifiuto della "seconda penitenza"
(Ebrei 6:4).
Ireneo di Lione (nato tra il 140-160 d.C., si ignora
la data di morte) proveniva dall'Asia Minore ed era stato discepolo di Policarpo.
Ireneo nella sua opera più nota "Contro le eresie" fa riferimento
al "quadruplice vangelo", segno che a quel tempo i vangeli canonici
erano stati riuniti assieme; oltre ai vangeli Ireneo cita l'Apocalisse, Atti,
1Pietro, 1Giovanni, Apocalisse, e le epistole paoline ad esclusione di Filemone.
Clemente d'Alessandria (150 d.C., 215 d.C.) nel
suo scritto "Miscellanea", sviluppando un'argomentazione, compie una
demarcazione tra quanto contenuto in un vangelo apocrifo e quanto affermato
nei 4 vangeli canonici.
Tertulliano (155 d.C., 220 d.C.), rifiuta di usare
vangeli non canonici, inoltre disputando con Marcione afferma l'apostolicià
e dunque l'autorevolezza di 1 e 2 Corinzi, Galati, Filippesi, 1 e 2Tessalonicesi,
Efesini e Romani (Contro Marcione
IV 5).
Origene (185 d.C., 253 d.C.), riconosce la canonicità
di tutti gli scritti dell'attuale NT, ma afferma che al suo tempo vi erano dubbi
nelle comunità cristiane in merito a 2Pietro, 2 e 3Giovanni.
Eusebio (260 d.C., 340 d.C.), da noi abbondantemente
citato per la sua "Storia Ecclesiastica",afferma che nella sua epoca
solo le epistole di Giacomo, Giuda, 2Pietro, 2 e 3Giovanni erano oggetto di
controversia in relazione alla loro autorevolezza.
Cirillo di Gerusalemme (315 d.C., 386 d.C.), riconosce
canonici tutti gli scritti del NT ad esclusione dell'Apocalisse.
Atanasio di Alessandria intorno al 367 d.C. afferma
essere canonici tutti e 39 i libri del NT (Epistola n°39).
Girolamo poco prima del 400 d.C. nella sua revisione
dell'Antica Versione Latina della Bibbia, detta Volgata tradusse in latino tutti
e 39 i libri che compongono l'attuale NT.
Analisi
delle testimonianze.
Un'analisi
delle testimonianze antiche ci permette di affermare che probabilmente ogni
comunità cristiana locale possedeva un evangelo da essa ritenuto canonico
già prima della fine del I° sec. d.C., solo intorno al 180 d.C. fu
riconosciuto il cosidetto "tetraevangelo", cioè l'insieme dei
4 evangeli contenente gli attuali vangeli canonici. L'epistola agli Ebrei ebbe
vicende travagliate a causa del fatto che il suo mittente non dichiarava in
modo esplicito la propria identità, da qui l'essere accettata perchè
considerata paolina e rifiutata perchè non riconosciuta tale. Essa ricevette
un riconoscimento unanime solo intorno al IV° sec.d.C.
Il più antico manoscritto delle lettere paoline, il P46 datato attorno
al 200 d.C., contiene l'epistola agli Ebrei, segno che in epoca antica non vi
furono dubbi circa la canonicità di tale scritto, purtroppo tale manoscritto
è mutilo cosicchè non possiamo sapere se esso conteneva anche
2 Tessalonicesi, Filemone e le epistole pastorali.
2Pietro tardò ad entrare nel canone perchè lo stile del greco
del suo testo appariva molto differente da quello della 1Pietro, per cui alcuni
credettero che Pietro non ne fosse stato l'autore e pertanto fosse da ritenere
un falso.
L'Apocalisse sembrava ad alcuni teologi antichi non poter vantare la paternità
giovannea, anche se in generale essa fu quasi subito accettata nel canone.
Le epistole di Giuda, Giacomo, 2 e 3 Giovanni suscitavano dubbi per via del
fatto che i loro autori non sembravano essere "noti" alle comunità
cristiane.
Qualche
conclusione.
Non è possibile stabilire in modo univoco quale criterio presiedette
alla formazione del canone, nè in base a quali considerazioni venne ad
un certo punto considerato concluso.
Mettendo insieme le notizie frammentarie che la tradizione ci ha trasmesso,
risulta certo che le chiese non "decisero" quali testi rendere canonici,
essendosi perlopiù limitate ad accettarli una volta raggiunta la convinzione
che essi erano apostolici o soggetti ad approvazione apostolica o promananti
da membri in qualche modo connessi al circolo apostolico. Deve essere apparso
rilevante che subito dopo l'ascensione del Cristo, Pietro si fosse premurato
di ricostituire il numero dei 12 apostoli, chiedendo al Signore che venisse
scelto un sostituto per il posto lasciato vuoto da Giuda, ciò al fine
di avere un gruppo di testimoni autorevoli in merito a tutto l'insegnamento
e alle opere del Cristo (Atti 1:15-26).
Una massa considerevole di informazioni a proposito dell'origine degli scritti
neo-testamentari è andata smarritta per cui siamo solo in parte consapevoli
di quali circostanze lo Spirito Santo utilizzò per spingere i credenti
ad accettare gli scritti "ispirati" (per ulteriori informazioni sulle
testimonianze extra-testamentarie, leggi in questo stesso sito "Introduzione
al Vangelo di Marco")
Ciò che importa è che alla fine il canone venne considerato "chiuso",
cioè non più passibile di essere ampliato o ridotto.
Il fatto che il canone fosse stato considerato "chiuso" deve farci
riflettere ad esempio sulla pretesa del cattolicesimo e del mormonismo di aggiungere
ulteriore "rivelazione" a quella già esistente.
(autore: Domenico Iannone)