Huldrych Zwingli, apostolo della fede
Huldrych Zwingli (Wildhaus 1484 - Kappel 1531), teologo e riformatore svizzero. Nato da una famiglia di contadini benestanti, studiò teologia a Vienna e, a partire dal 1502 a Basilea, diventando magister sententiarum. Qui venne in contatto con la "Sodalitas Literaria Basiliensis", i cui membri (Frobenio, Heynlin, Amerbach) si riunivano nella Certosa, di fronte alla chiesa di San Teodoro. Il circolo della Biblioteca della Certosa era considerato uno dei centri europei più importanti dell’Umanesimo cristiano. L’Umanesimo era un movimento che "ricercava la causa delle cose",comprese la Chiesa e la teologia, e si proponeva la costante ricerca delle "fonti". Si nutriva, in particolare, degli scritti di Platone, che, dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453, erano stati portati in occidente da emigranti greci, specialmente da Pletone e Bessarione. Questi avevano convinto Cosimo dei Medici a fondare a Firenze L’Accademia platonica, nella quale avevano insegnato Marsilio Ficino e Pico della Mirandola. Le tesi di costoro miravano al superamento del naturalismo aristotelico con il nuovo spiritualismo neo-platonico: ne sarebbe risultato un "cristianesimo restaurato". Erasmo da Rotterdam, Thomas Moore, John Colet debbono a Ficino il loro paolinismo-neoplatonicheggiante e la convinzione che "la filosofia è una sorta di religione" (Philosofia quaedam religio). Erasmo, inoltre, è debitore di quel Lorenzo Valla che mise in questione l’autenticità della cosidetta "Donazione di Costantino" (l’edizione dell’Iliade del Valla si trova abbondantemente annotata tra gli scritti dello Zwingli);occorre ricordare, per inciso,che al centro del pensiero di Erasmo non vi è la teologia della croce di Paolo, ma l’etica del Sermone sul Monte, che serve a fondare una specie di etica della libera scelta e dell’adeguamento volontario dell'uomo ai comandi etici del Cristo. Una teologia che sarà, in seguito, considerata da Lutero una versione nuova della vecchia teologia della salvezza per opere.
Glarona.
Nel 1506 Zwingli divenne parroco a Glarona, dove, indignato per la rovina morale e fisica che derivava alla popolazione locale degli arruolamenti, prese posizione contro tale pratica. Nel frattempo, prese contatto con Erasmo da Rotterdam, che giunse a Basilea nel 1514; Zwingli lo incontrò in un momento in cui sperava che vi fosse pace tra i propri connazionali, ed era deluso per la decadenza della chiesa ed insoddisfatto dei propri sermoni. Divenne così erasmiano, sperando che l’umanesimo cristiano potesse sventare il pericolo che l’uomo si emancipi da Dio.
Einsiedeln.
Il 25 febbraio del 1516, Zwingli, a causa delle sue prese di posizione
sugli arruolamenti, lascia Glarona per il monastero di Einsiedeln a sud-est di
Zurigo. E' ancora molto legato al papato, e anche se comincia a muovere timide
obiezioni,esse sono tollerate dal papa che non vuole creare un nuovo caso
Lutero. Dopo aver letto e glossato la traduzione latina del Nuovo Testamento
pubblicata da Erasmo da Rotterdam, Zwingli tenne una serie di sermoni, nei
quali denunciava come gli insegnamenti e le pratiche del clero si discostassero
sempre più dalla semplicità del cristianesimo delle origini. Le sue
preoccupazioni maggiori riguardavano la secolarizzazione materialistica della
fede.
Inoltre, cominciò a dare più valore alla predicazione che alla liturgia, che
assumeva ai suoi occhi sempre più l’aspetto di una mera "cerimonia
d’accompagnamento". Le sue prediche lo resero popolare, e, nel 1519
Zwingli venne convocato al Gross Mùnster, la cattedrale di Zurigo.
Zurigo.
Zurigo era allora un centro importante di cultura umanistica,
tradizionalmente indipendente dal potere temporale della Chiesa. Zwingli
organizzò la propria predicazione secondo un metodo che aveva progettato ad
Einsieldeln: invece di spiegare il brano quotidiano del lezionario, egli
strutturava le proprie prediche spiegando, di seguito, tutti i libri della
Scrittura, riallacciandosi, in ciò, ad una pratica seguita anche da Agostino
d'Ippona. Zwingli,nelle sue omelie, esaminava minuziosamente il testo delle
Sacre Scritture (aveva studiato da autodidatta durante il periodo di
Einsiedeln) usando, come stella polare, il Vangelo secondo Matteo. Si può dire
che il brano di Matteo 6:12 fu, per lui, quello che Rom. 1:17 fu per Lutero. Nel
1519 il pensiero di Agostino divenne sempre più centrale nella sua meditazione
dei testi sacri,sicchè giunse alla scoperta del tema centrale degli scritti
paolini: la misericordia di Dio, per la quale Egli salva l’uomo peccatore.
Sulla scorta di queste scoperte, la sua predicazione veniva sempre più
distinguendosi da quella degli altri sacerdoti, che si basavano sulla
tradizionale interpretazione della Vulgata e dei padri della Chiesa. Nel 1519
Zwingli potè disporre di una tipografia e le sue idee si diffusero così ben
oltre Zurigo.
Nello stesso anno Zwingli leggeva per la prima volta gli scritti di Martin
Lutero, rimanendo colpito dalle sue critiche alla gerarchia ecclesiastica
tedesca. Più che dalla questione delle indulgenze l’attenzione di Zwingli
veniva catturata dalla capacità di Lutero di proclamare senza reticenza le
opinioni che invece lui non confessava ancora apertamente: che il papato non
era fondato nelle Sacre Scritture, che i Concili avevano errato e potevano
ancora errare, che la Scrittura è l’unico fondamento della fede, tutte tesi che
Lutero aveva difeso alla disputa di Lipsia nel luglio del 1519. Nel 1520
Zwingli persuase le autorità di Zurigo a vietare tutti gli insegnamenti
religiosi non fondati sulle Scritture. Sempre nello stesso anno,rifiutò la sua
rendita papale, e questo gesto segnò il suo distacco definitivo dal
cattolicesimo. Il 9 aprile del 1522, davanti al Consiglio cittadino, affermò
che il fondamento della Chiesa è Cristo non Pietro, e che soltanto la fede in
Cristo produce la salvezza (solus Christus, sola fide). Il 2 luglio , in una
petizione inviata al vescovo di Costanza, chiedeva libertà nella predicazione
dell’evangelo e lo scioglimento per il clero del voto di celibato.
Zwingli riformatore.
Il tedesco papa Adriano VI, irritato dalla
condotta di Zwingli, dopo aver tentato di frenare la sua azione di riforma
offrendogli la possibilità di diventare cardinale, gli proibì di predicare dal
pulpito e chiese alle autorità di Zurigo di condannarlo come eretico.
Il 10 ottobre del 1522, Zwingli annunciò dal pulpito che intendeva rinunciare
all’ufficio di prete secolare, ma, a sorpresa, il Consiglio cittadino creò
appositamente per lui l'ufficio di predicatore evangelico del duomo! Il 29
gennaio del 1523 Zwingli difese la sua dottrina presentandola sotto forma di
tesi (Le 67 Tesi), nelle quali affermava la supremazia delle
Scritture sull'insegnamento della Chiesa, criticava il culto delle immagini,
delle reliquie e dei santi e rifiutava il sacramento dell'Eucaristia e il
celibato imposto ai sacerdoti. Il consiglio cittadino si schierò con Zwingli,
deliberando l'indipendenza del cantone di Zurigo dalla giurisdizione del
vescovo di Costanza, e aderendo ufficialmente alla Riforma. Zwingli nel 1524 ratificava
la nuova situazione sposando Anna Reinhard, una vedova con cui aveva convissuto
apertamente. Con la Riforma, Zurigo divenne una teocrazia retta da Zwingli e
dai suoi seguaci attraverso nuovi organi amministrativi: i monasteri furono
trasformati in ospedali, dalle chiese vennero tolte le immagini sacre, si
abolirono la Messa e la confessione auricolare.
La questione
"anabattista".
Zwingli si confrontò subito con il movimento "spiritualista"
zurighese che, in nome di un'ispirazione diretta da parte di Dio, pretendeva di
annullare la mediazione delle Sacre Scritture. Gli anabattisti, pretendevano
che il battesimo in acqua non fosse somministrato ai neonati, ma solo a quanti
erano in grado di intenderne il senso ed accettarlo. Inoltre, non tolleravano
che a Zurigo non vi fosse una separazione netta tra Stato e Chiesa.
Cominciarono così a rifiutare il servizio di leva e a praticare la comunione
dei beni, radunandosi di notte per lo studio della Bibbia e la celebrazione
della Cena del Signore. Dopo una serie
di colloqui davanti al Consiglio cittadino e ad atti pubblici come il rifiuto
di battezzare i neonati e il battesimo degli adulti, gli anabattisti si
ritirarono a Zollikon, sul lago di Zurigo. Scoppiò, allora, la
repressione degli anabattisti con carcerazioni, torture e morti, delle quali
Zwingli fu indirettamente responsabile. Battezzare gli adulti, per Zwingli
significava esagerarne il valore e considerare tale segno qualcosa che agisce "ex
opere operato". Per Zwingli, il battesimo è solo un segno esteriore di impegno. Tale
impegno è però quello della comunità che può, dunque, battezzare i propri
neonati, così come la comunità di Israele, muovendosi nella stessa ottica,
circoncideva i propri neonati. Si tratta, però di un battesimo che non può rimuovere
il peccato originale ( come Lutero affermava chiedendo la fede sostitutiva dei
padrini), ma che viene ministrato sulla base del fatto che il peccato è già
rimosso.
La disputa di
Baden.
Il teologo Eck, che già era stato avversario di Lutero alla disputa di
Lipsia del 1519, nel suo zelo controriformistico fece oggetto dei suoi attacchi
anche l'opera di Zwingli. Lo scontro avvene a Baden, che si trovava sotto la
giurisdizione dei cantoni cattolici, e durò dal 19 maggio 1526 al 5 giugno
dello stesso anno. Baden era una città notoriamente cattolica e in essa la
dieta confederale aveva stipulato un trattato con l'Austria per l'estradizione
degli eretici. Inoltre, vi erano già stati condannati a morte alcuni riformisti
e degli anabattisti. Zwingli, non essendo
riuscito ad ottenere garanzie per la propria incolumità, decise di mandare al
proprio posto Ecolampadio. Al centro della disputa era la questione della
presenza reale del Cristo nell'Eucarestia e l'anno prima, Zwingli, nella
cattedrale di Zurigo, aveva rimesso in uso la tavola attorno alla quale i
fedeli consumavano i sacri simboli. Per quanto i cattolici si fossero
preoccupati di non permettere le comunicazioni tra i delegati zurighesi e
Zwingli, questi, tramite un pecoraio del Vallese,mantenevano comunque contatti
soddisfacenti. Non fu possibile giungere ad alcun accordo; i riformati si
ostinarono a voler discutere i punti controversi sulla base della sola autorità
della Sacra Scrittura, per cui Zwingli, qualificato come discepolo di Lutero,
subì l'applicazione dell'editto di Worms.
I colloqui di
Marburgo.
Nel 1529 i sostenitori di Lutero e di Zwingli organizzarono un incontro
tra i due riformatori, noto come "colloqui di Marburgo", durante i
quali vennero dibattuti il problema della consustanziazione e della
transustanziazione; i cattolici ritenevano che l'atto della consacrazione nel
corso della messa da parte del sacerdote (ex opere operato), trasformava le
sostanze del pane e del vino, nel corpo e nel sangue del Cristo, pur rimanendo
invariati l'aspetto fisico esteriore (gli accidenti) del pane e del vino; i
luterani ritenevano tale teoria troppo impregnata di aristotelismo (distinzione
tra sostanza e accidenti) e affermavano che il corpo e il sangue di Cristo
erano presenti "nelle, sotto e con" le specie del pane e del vino per
il tramite della fede.Si trattava, chiaramente di un compromesso rispetto alla
dottrina cattolica.
Zwingli riteneva che La Cena del Signore servisse solo a ricordare la morte del
Cristo e che non vi era alcuna trasformazione di sostanza nel pane e nel vino;
anzi se c'era qualcosa che mutava, questa era la fede dei partecipanti alla
commemorazione, che rimaneva incoraggiata dalla promessa del Cristo di essere
presente sino alla fine dei tempi in mezzo ai suoi. Zwingli interpretava il
verbo "è" della formula "questo è il mio corpo, questo è il mio
sangue" nel senso di "significa" (seguendo in questo l'opinione
di Cornelius Honius). I contrasti, tuttavia, rimasero insoluti,anzi,
Lutero si irrigidì temendo in Zwingli gli stessi atteggiamenti
"spiritualistici" che aveva già condannato in Carlostadio e arrivò,
persino, a scrivere prima del colloquio con Zwingli un "è" in greco
sul tavolo al quale sedevano. Il risultato di questo incontro furono i "15
Articoli di Marburgo", nei quali si riconosceva un sostanziale accordo
su tutti gli aspetti della dottrina eucaristica, tranne su quello della
"presenza reale".
Disfatta di
Kappel e morte di Zwingli.
Zwingli continuò la sua predicazione negli altri cantoni elvetici, sei
dei quali aderirono alla Riforma, mentre gli altri cinque, tra cui Friburgo e
Lucerna, rimasero cattolici, creando una profonda divisione nella
Confederazione. Nel 1529 l'ostilità tra cantoni cattolici e riformati si
trasformò in guerra civile. Nel 1531, Zwingli, che era cappellano e
portabandiera delle truppe che lo sostenevano, fu ferito nella battaglia di Kappel e poi ucciso dai
cattolici vittoriosi. Il suo corpo fu squartato e dato alle fiamme e le sue
ceneri, affinchè non potessero essere fatte oggetto di qualche onore, vennero
mescolate con sterco di maiale. Dopo la sua morte le sorti della Riforma
zurighese nel dicembre del 1531 passarono nelle mani del ventisettenne Heinrich
Bullinger, che vi si impegnò per circa 44 anni.
Stato e Chiesa.
Al contrario di Lutero, Zwingli non desiderava la subordinazione dei
fedeli all'autorità politica. Riteneva piuttosto, che debba essere la comunità
dei fedeli, rinnovata spiritualmente dall'esperienza religiosa, a costituirsi
democraticamente in società politica. A questa vocazione democratica hanno
indubbiamente contribuito anche le circostanze storiche; mentre in Germania la
Riforma andrà affermandosi con l'aiuto dei principi e della nobiltà in genere
(a tal proposito si ricordi lo scritto luterano: Alla nobiltà cristiana della nazione
tedesca) e sarà riassorbita nell'ambito delle autorità costituite, in Svizzera
le chiese riformate , osteggiate dalla nobiltà e dal clero, dovettero
organizzarsi in modo autonomo. Ciò le condusse alla solidarietà tra
correligionari contro gli avversari e i persecutori.
La Rivelazione.
Indubbiamente per Zwingli, norma e fondamento della vita cristiana è la
Parola di Dio, espressa pienamente nelle Sacre Scritture (ne fa fede il
contenuto della tesi 67 del 1523).Ciò non toglie che esista a fronte di tale
rivelazione particolare, una rivelazione più generale che ha comunque a che
fare con il concetto di "verità". Ogni verità viene da Dio e nel
corso della sua lunga storia, l'uomo ha avuto modo di scoprire molte verità; in
questo senso tutti i grandi pensatori e filosofi sono da considerarsi come
organi di tale rivelazione, eletti alla beatitudine eterna indipendentemente
dalla loro esplicita adesione al cristianesimo. Come non pensare a Marsilio
Ficino dell'Accademia platonica fiorentina, che era solito accendere una
candela davanti al busto di Socrate!
La dottrina
dello Spirito Santo.
Lo Spirito Santo è al centro della meditazione zwingliana. Lo Spirito,
secondo il riformatore di Zurigo è assente nei peccatori, mentre sostiene i
credenti. L'azione dello Spirito nel mezzo della comunità dei fedeli, è a
fondamento del significato delle dottrine della Cena del Signore e del
Battesimo.
(autore: Domenico Iannone)