Il termine "predestinazione" nel corso della storia della teologia, è stato usato in molti sensi, assumendo ora un significato esteso, ora uno più ristretto. Secondo i pelagiani "predestinazione" è sinonimo di "preconoscenza": Dio sulla base della previsione della fede e della perseveranza di alcuni uomini e dell'incredulità di altri, determina di dare ai primi salvezza ed ai secondi punizione eterna. Secondo tale concezione la creazione, la caduta, Cristo, la proclamazione del vangelo, l'offerta della grazia, la perseveranza, la fede e la perdizione precederebbero la predestinazione e non sarebbero incluse in essa. Ma identificando il termine "predestinazione" con "preconoscenza" si da al primo un significato dottrinalmente errato: l'uomo e non Dio è fatto essere autore della storia e l'arbitro dei destini. Agostino d'Ippona affermava che il decreto (consiglio o decisione di Dio) di predestinazione seguiva quello concernente la creazione e la caduta, e generalmente usava il termine "predestinazione" come sinonimo di "elezione", mentre il termine "preconoscenza" era utilizzato per indicare la "riprovazione". Inoltre "predestinazione" indicherebbe ciò che Dio compie, cioè ciò che è bene, mentre "preconoscenza" indicherebbe ciò che l'uomo compie, cioè il male. La scolastica, il cattolicesimo e il luteranesimo hanno accettato tale terminologia. In realtà il decreto di predestinazione è ben più che l'assegnazione di vita o punizione eterne. Nelle chiese riformate che affermano che Dio predestina alcuni a salvezza ed altri a vita eterna, sono presenti due scuole di pensiero in merito all'ordine dei decreti (decisioni) di Dio, concernenti la storia dell'universo: il supralapsarismo e l'infralapsarismo. Quando nel XVII° sec. la controversia sorse non si pensò che essa fosse suscettibile di creare divisioni all'interno della chiesa (diversamente dal controversia tra calvinisti e arminiani). Per i teologi supralapsariani (Beza, Bucanus, Gomarus, Maccovius, Heidanus, Burmann, Naudaeus, nell elenco bisogna comprendere anche Calvino infatti è difficile sottrarsi all impressione che fosse sopralapsariano: Infatti non li crea tutti nella medesima condizione, ma ordina gli uni a vita eterna, gli altri all'eterna condanna. Così in base al fine per il quale l'uomo è creato, diciamo che è predestinato alla vita o alla morte Istit. III, 21, 5; tuttavia non si può negare che Dio abbia previsto, prima di creare l'uomo, la meta cui sarebbe pervenuto; e che l'abbia previsto perché così aveva voluto nella sua decisione. Istit. III, 23,7), la domanda fondamentale in merito alla dottrina della predestinazione è la seguente: "Che cos'è il decreto di predestinazione? La risposta che tale corrente teologica offre è che per "decreto di predestinazione" bisogna intendere quella decisione, fondata sul diritto e la volontà di Dio, attraverso cui prima di creare gli uomini Egli stabilisce di eleggerne alcuni alla salvezza eterna a causa della propria misericordia e altri alla perdizione eterna e ciò a causa della propria giustizia, e tutto ciò al fine di esserne glorificato. In tal modo il decreto di elezione e riprovazione precede quello di creazione e di caduta, per meglio dire tutto il resto che Dio vuole è subordinato al desiderio di essere glorificato perdendo e salvando gli uomini. Il teologo sopralapsariano conosce per quale motivo la creazione e la caduta si sono prodotte. Per i teologi infralapsariani il decreto di creazione e di caduta precede quello di elezione e riprovazione. Molti di entrambi gli schieramenti desideravano considerare la riprovazione come una parte del decreto di predestinazione e parlare di doppia (o gemella) predestinazione, altri preferivano concepire la predestinazione come sinonimo di elezione e discutere la riprovazione, come oggetto di un decreto separato e sotto un diverso nome. Ora se il termine "preconoscenza" non è usato in senso pelagiano, e se la riprovazione è sotto il controllo della volontà di Dio (diversamente da come inteso dai cattolici e dai luterani), la differenza non è essenziale ma meramente verbale.
Nelle chiese riformate è stato sempre dato uguale riconoscimento tanto al supralapsarismo quanto all'infralapsarismo. Lo standard confessionale della chiesa olandese è infralapsariano, ma nessuna assemblea di chiesa, neppure il Sinodo di Dordt ha mai biasimato la cocezione supralapsarina. Gli articoli della Confessione di Lambeth volutamente lasciano la questione senza risposta. Il teologo riformato Spanheim era solito affermare che quando insegnava all'università egli era supralapsariano, ma quando insegnava dal pulpito alla congregazione egli era infralapsariano.
A. I supralapsariani e gli infralapsariani concordano
in merito ad i seguenti punti:
(a) Dio non è l'autore del peccato.
Tutti i
teologi riformati concordano che l'entrata del peccato nel mondo e la sua
punizione furono voluti e determinati da Dio. In tale ottica usare al posto
dell'espressione "voluti e determinati" l'espressione permessi e
anteveduti non attenua la gravità dell'affermazione, infatti è ancora
legittimo porsi la domanda: se è vero che Dio preconosce ogni cosa, perchè creò
l'uomo fallibile e non impedì che la caduta accadesse? Perchè Dio permise che
tutti gli uomini cadessero in Adamo? Perchè Dio non assicura a tutti gli uomini
la fede e la benedizione dell'evangelo? La domanda alla quale nessun credente
può sottrarsi è in breve: se Dio preconosce e permette qualcosa, lui fa questo
"desiderando" o "non desiderando"? Il
"permettere" di Dio è un "efficace permesso", cioè un atto
della sua volontà, oppure Dio è sopraffatto da avvenimenti che non dipendono da
Lui? Comunque sia Dio non può essere autore o complice del peccato, e in tutti
i casi l'uso del termine "permettere" getta comunque un ombra
sinistra su Dio; infatti secondo la giurisprudenza, colui che permette che un
delitto si compia, mentre possiede i mezzi per evitarlo è colpevole allo stesso
titolo di chi lo compie. Il realtà il peccato non è "escluso" dalla
volontà di Dio, ma solo contrario ad essa.
Per i riformati il peccato non è solo un mezzo per raggiungere un obiettivo, ma
anche e soprattutto un elemento di disturbo nella creazione di Dio, così come
il peccato di Adamo non è semplicemente un "passo falso", ma una
reale caduta. Tanto i supralapsariani quanto gli infralapsariani insegnano che
Dio non l'autore del peccato, ma che la causa del peccato è nella volontà
umana. Essendo Dio, l'Onnipotente, Egli non poteva non predestinare l'evento
della caduta e servirsi del peccato come di un mezzo per eseguire il proprio
progetto; ciononostante Dio rimane santo e giusto. In tale prospettiva l'uomo
pecca rimanendo l'unico colpevole dell'ingresso del peccato nel mondo.
(b) Le Sacre Scritture (e non un qualche tipo di presupposto filosofico) sono l'unica fonte della nostra conoscenza dei decreti divini.
I teologi riformani (supra ed infra) non giungono alle proprie conclusioni per mezzo di una speculazione filosofica, ma nel desiderio di una più stretta adesione al dettato biblico, così come Agostino giunse alla dottrina della predestinazione attraverso il proprio studio di Paolo e Calvino divenne supralapsariano tramite la riflessione sulla dottrina del peccato.
(c) La caduta dell'uomo e la sua punizione non sono solo l'oggetto della "preconoscenza" di Dio, ma frutto del suo decreto e preordinazione.
(d) La fede non è la causa del decreto di elezione (la salvezza è unicamente per grazia), allo stesso modo il peccato non è la causa del decreto di riprovazione.
Tanto infra- quanto supralapsari negano la libertà della volontà umana e rigettano l'idea che la fede sia la causa dell'elezione e che il peccato sia la causa della riprovazione. La differenza tra le due concezione concerne solo l'ordine dei decreti. Gli infralapsariani preferiscono l'ordine storico e causale, dando un limitato senso al termine predestinazione ed escludendo da esso la creazione, la caduta e la provvidenza; i supralapsariani difendono l'ordine teologico delle idee, sottomettendo tutti gli altri decreti a quello di predestinazione.
B.
I supralapsariani e gli infralapsariani non concordano in merito ad i
seguenti punti:
(a) In generale i supralapsariani pongono il decreto di predestinazione prima (supra) del decreto che "permette" la caduta (lapsus); mentre gli infralapsariani pongono il decreto della predestinazione dopo (infra) il decreto che permette la caduta (lapsus).
Supralapsarianismo: predestinazione ---> caduta
Infralapsarianismo: caduta ---> predestinazione
(b) Secondo i supralapsariani l'ordine logico dei decreti e il loro numero è il seguente:
1. un decreto che determina lo scopo
di tutte le cose: la rivelazione della misericordia di Dio che si dispiega
nella salvezza di un definito numero di uomini, e la rivelazione della Sua
giustizia che si dispiega nella perdizione di un numero definito di uomini.
2. un decreto che crea gli uomini tanto eletti quanto riprovati.
3. un decreto che permette all'uomo di cadere.
4. un decreto che provvede un Mediatore per gli eletti, il quale li giustifica
e che inoltre condanna i reprobi.
(c) Secondo gli infralapsariani l'ordine logico dei decreti e il loro numero è il seguente::
1. un decreto che crea l'uomo santo e
benedetto.
2. un decreto che permette la caduta dell'uomo.
3. un decreto che elegge alcuni uomini caduti alla salvezza ed altri alla
perdizione.
4. un decreto che stabilisce che la salvezza sia ottenibile solo attraverso
Cristo.
E' caratteristico degli infralapsariani (che esprimono la posizione dei calvinisti di stretta osservanza, che comunque non intendevano fare concessioni nè agli arminiani, nè ai luterani) che il decreto di elezione e riprovazione segua quello di creazione e caduta; mentre il concetto supralapsariano di predestinazione è largo abbastanza da includere anche la creazione e la caduta, le quali sono considerate come un mezzo ad un fine: quello del destino eterno delle creature razionali al fine di glorificare Dio. Gli infralapsariani concordano che la caduta dell'uomo, il peccato, la l'eterna punizione di molti sono l'oggetto non della "preconoscenza" di Dio, ma del decreto di Dio di "pre-ordinazione". Secondo i supralapsariani, uomini potenzialmente fallibili sono l'oggetto del decreto; secondo gli infralapsariani il decreto di predestinazione ha a che fare solo con uomini già caduti. In breve il decreto di predestinazione secondo gli infra- è del tutto indipendente rispetto a quello della creazione e caduta, pertanto non si può affermare che nel momento della creazione e della caduta che era già previsto, a causa della gloria di Dio che l'umanità sarebbe stata divisa in due parti: i riprovati e gli eletti. Il decreto di predestinazione segue quello di creazione e caduta non "temporalmente", ma "logicamente": la giustizia di Dio richiede una creatura caduta a cui essere imputata! Non appare semplice dirimire la questione facendo appello alle Scritture. Gli infralapsariani fanno appello a quei brani nei quali l'elezione e la riprovazione hanno a che fare con un universo decaduto, e sono presentate come opere di misericordia e giustizia: Deut. 7:6-8; Matt. 12:25, 26; Giov. 15:19; Rom. 9:15, 16; Efes. 1:4-12; II Tim. 1:9; allo stesso modo i supralapsariani fanno riferimento a quei brani nei quali Dio dichiara la propria assoluta sovranità, specialmente in riferimento al peccato: Salm. 115:3; Prov. 16:4; Is. 10:15; 45:9; Ger. 18:6; Matt. 20:15; Rom. 9:17, 19-21. Tale situazione indica il carattere unilaterale di entrambe le teorie.
C.
Obiezioni agli infralapsariani:
1. La giustizia di Dio non spiega la
natura del decreto di riprovazione. La base ultima della riprovazione è
l'insondabile e sovrana volontà di Dio.
2. Allo scopo di far apparire la riprovazione come un atto della giustizia di
Dio, gli infralapsariani pongono la riprovazione dopo la caduta, come se nel
decreto di riprovazione Dio avese a che fare solo con il peccato originario e
non anche con i peccati attuali.
L'
infralapsarianismo sembrerebbe mostrare grande considerazione per la vita
pratica. La sua difficoltà principale è quella di concepire la situazione
finale del reprobo come espressione della giustizia di Dio. La volontà di Dio è
la causa tanto dell'elezione quanto della riprovazione. Se il decreto di
riprovazione segue a quello che permette il peccato, la questione non può
essere ignorata: perchè Dio permette il peccato? Il permesso di peccare
consiste in una mera preconoscenza e la caduta è in realtà una frustazione del
piano di dio? Nessun teologo riformato, affermerebbe mai questo. Ma perchè Dio
tramite un efficace "permesso" preordina la caduta?
Infralapsarianismo risponde a tale questione facendo riferimento al piacere di
Dio, e concorda con il supralapsarianismo. Riprovazione non può essere spiegato
come un atto della giustizia di Dio, poichè la prima opera peccaminosa fu
permessa dalla sovranità di Dio. Infralapsarianismo in tal modo giunge alle
stesse posizioni del supralapsarianismo.
Gli infralapsariani pongono il decreto di riprovazione dopo la caduta, ma il
peccato originario è il solo peccato preso in considerazione dal decreto di
riprovazione, mentre i peccati attuali sono del tutto lasciati fuori dal
novero. Perchè non porre il decreto di riprovazione invece che immediatamente
dopo l'entrata del peccato nel mondo, dopo l'espressione di tutti i peccati di
ciascun uomo? Questo è esattamente quanto fu pensato da Arminio che incluse la
preconoscenza del peccato di incredulità nel decreto di salvezza divino. La
riprovazione diviene dipendente dalla preconoscenza, cioè dalle opere
dell'uomo; per evitare tale errore il decreto di riprovazione era posto
immediatamente dopo la caduta. In tal modo gli infralapsariani diventano
supralapsariani rispetto a tutti i peccati attuali: la riprovazione non precede
il peccato originario, ma precede tutti gli altri peccati.
D.
Obiezioni a supralapsariani:
1. I supralapsariani sono nel giusto quando affermano che la gloria di Dio è lo scopo finale di tutta l'azione divina, ma essi non sempre spiegano correttamente in che modo tale obiettivo sarà espresso; intanto è scorretto affermare che l'eterna punizione dei reprobi rivela solo la giustizia di Dio, mentre la salvezza degli eletti rivela la Sua misericordia.
I supralapsariani ammettono una "predestinazione alla morte", ma non una "predestinazione al peccato"; teologi quali Zwingli, Calvino, Beza, Zanchio, Gomarus, Comrie, etc. rigettano l'idea che Dio possa essere in qualche modo l'autore del peccato, che l'uomo fosse creato per essere dannato, che la riprovazione possa essere la causa del peccato o che il peccato possa essere la causa efficiente della riprovazione, quanto piuttosto che il peccato è la "causa accidentale" della riprovazione, o che il peccato è la "causa sufficiente" della riprovazione. Tutti i supralapsariani pongono il decreto di riprovazione nella propria interezza e senza restrizioni prima del decreto che permette il peccato. I tomisti distinguono tra una "negativa" ed una "positiva" riprovazione, la prima precede la creazione e la caduta, la seconda le segue, la stessa distinzione, in una forma modificata, ricorre nei riformatori. Essi ammettono che la riprovazione dovrebbe essere distinta dal decreto di condanna, che è l'esecuzione del contenuto del decreto precedente , avviene nel tempo ed ha il peccato per propria causa. Nello stesso decreto di riprovazione i riformati distinguono tra uno scopo generale di Dio che rivela la propria maestà tramite la giustizia e la misericordia nella creazione di uomini creabili e fallibili e un susseguente scopo che crea questi "possibili" uomini, che permette loro di peccare e li punisce per tale peccato.
2. Secondo i supralapsariani il decreto di predestinazione ha per oggetto "possibili uomini e un possibile Redentore"; ma come è possibile concepire un decreto che abbia a che fare con uomini la cui concreta e futura esistenza non è stata ancora determinata?
a) Il
decreto di elezione e riprovazione ha per oggetto uomini creabili e fallibili
(homo creabilis et labilis), tali uomini non sono reali ma esistenti solo in
potenza, mentre il decreto di predestinazione si applica ad una modalità di
esistenza di esseri già esistenti; b) per uomini creabili e fallibili bisogna
logicamente anche intendere gli uomini che non sono mai esistiti e che non
esisteranno mai. Nella coscienza di Dio vi sarebbero un infinito numero di
"possibili" uomini che mai verranno all'esistenza. Pertanto il
decreto di elezione e riprovazione verrebbe ad avere per oggetto la "nullità",
e non persone concrete, conosciute a Dio per nome, anche per tale motivo
bisogna obiettare che il decreto di predestinazione ha per oggetto uomini
reali; c) il decreto di predestinazione presuppone requisiti che solo l'uomo
creato e caduto (homo creatus et lapsus) possiede, pertanto l'uomo creabile e
fallibile non può essere oggetto del decreto di predestinazione; d) un malato
non può essere guarito se non esistesse in quanto uomo e non fosse anche
ammalato, ma la sua esistenza e la sua malattia non sono i mezi per la sua
guarigione, allo stesso modo creazione e caduta non sono un mezzo ( medium per
quod) per la salvezza o perdizione dell'uomo, ma solo una condizione
indispensabile (sine qua non); e) il concetto di predestinazione applicato ad
"uomini creabili e fallibili", porta pregiudizio a Dio poichè implica
il fatto che Dio avrebbe rigettato alcuni uomini prima che questi fossero
passibili di riprovazione. Tali difficoltà vengono superate dai supralapsariani
ammettendo che il decreto concernente l'elezione e la riprovazione di possibili
uomini deve essere seguito da un decreto che permette loro di cadere, e questo
da un ulteriore decreto che elegge e riprova non più potenziali uomini, ma
uomini reali.
Il supralapsarianismo differisce in buona sostanza dall'infralapsarianismo solo
in questo: concepisce un decreto riguardante "possibili uomini" in
luogo dei "reali uomini" presi in considerazione dagli infralapsari.
Per questi ultimi Dio incontra gli uomini nella dimensione temporale (Giovanni
15:19); Dio salva "in Cristo" la qual cosa testimonia dell'attenzione
con cui Dio si rivolge ad uomini da redimere e santificare attraverso il sangue
del proprio Figlio. In Romani 9:21 il decreto di predestinazione di Dio è
diretto alla "massa corrotta" (furama) costituita
tanto da riprovati quanto da eletti, sicchè oggetto della doppia
predestinazione divina è proprio l'uomo caduto. Pertanto la predestinazione
alla salvezza o alla perdizione, compiuta da tutta l'eternità, deve essere
riferita all'uomo considerato come creato e caduto.
3. Il supralapsarismo intendono l'eterna punizione dei reprobi oggetto della divina volontà nella stessa maniera e nello stesso senso dell'eterna salvazione degli eletti, ciò farebbe del peccato che porta all'eterna punizione, un mezzo nella stessa maniera e nello stesso senso come la redenzione in Cristo è un mezzo per la salvezza eterna (tale obiezione è stata anche di Barth: Dio direbbe no all'uomo nello stesso modo in cui dice si.)
Secondo i supralapsariani Dio tanto nella riprovazione quanto nella elezione è sovrano, incomprensibile e nel contempo saggio e misericordioso. Affermare che l'obiettivo finale di tutte le cose è la manifestazione della gloria di Dio è esatto, ma specificare che tale obiettivo si raggiungerà con la salvezza di alcuni uomini e la perdizione di altri, ciò appare inesatto. Infatti l'eterno stato di salvezza o perdizione non è in se stesso un obiettivo, ma uno dei tanti modi usati da Dio allo scopo di rivelare la propria eccellenza in modo comprensibile alle proprie creature. Dio avrebbe potuto manifestarte la propria gloria senza necessariamente salvare o perdere qualche uomo. Neppure è corretto affermare che nell'eterno stato di riprovazione Dio manifesta in modo esclusivo la propria giustizia, e che nella salvezza degli eletti Dio manifesta la propria misericordia. Anche nella chiesa, acquistata con il sangue di Cristo, la giustizia di Dio è rivelata; e anche all'inferno vi saranno gradi differenti di punizione e scintille di divina misericordia. Il finale obiettivo di tutte le opere di Dio deve necessariamente essere la Sua gloria, ma il modo in cui questa gloria si esprimerà non si esaurisce in una unica modalità. E sebbene vi siano sante e buone ragioni perchè Dio decida di salvare alcuni e perdere altri, tuttavia tali ragioni sebbene conosciute al Lui non sono conosciute a noi: non siamo capaci di dire perchè Dio desidera fare uso di certi mezzi e non di altri. Una ulteriore obiezione al supralapsarianismo è che secondo questa concezione l'oggetto del decreto di elezione e riprovazione siano uomini considerati come mere possibilità e un Cristo solo possibile. Alcuni di tali elementi sono stati eliminati dallo schema supralapsariano, ma il principio da cui scaturisce l'errore rimane.
E. Obiezioni agli infralapsariani ed ai
supralapsariani:
1. E' errato affermare che l'obiettivo finale di tutte le cose sia la rivelazione della misericordia di Dio negli eletti e la Sua giustizia nei reprobi.
Il problema del supralapsarismo e dell'infralapsarismo è che con troppa facilità affermano che la doppia predestinazione sia il mezzo scelto da Dio per rivelare la propria gloria. Ma anche in cielo la giustizia di Dio splenderà e all'inferno Dio manifesterà la propria misericordia.
2. E' errato presentare la condizione di perdizione dei reprobi all'inferno come un oggetto della predestinazione.
E'
teologicamente scorretto presentare la condizione dei riprovati all'inferno
come un oggetto della predestinazione. La predestinazione sembrerebbe avere in
primo luogo a che fare con la salvezza e la grazia e solo in un "certo
senso" con la perdizione. Ciò che dovrebbe essere sussunto sotto il
termine "predestinazione " è ciò che delizia Dio, Egli non prende
piacere nel punire il peccatore, anche se ciò celebra la sua giustizia: Deut.
28:63; Salm. 2:4; Prov. 1:26; Lam. 3:33. Se la predestinazione deve essere
intesa come i mezzi ordinati da Dio per il raggiungimento di un obiettivo, la
perdizione dei peccatori non può essere considerata un "obiettivo" in
quanto tale termine indica la "perfezione" di un oggetto; la
dannazione è il male estremo, la più grande imperfezione, pertanto
l'espressione "Dio ha predestinato gli uomini all perdizione" deve
essere considerata logicamente scorretta. I termini scopo (prothesis),
preconoscenza (prognosis) e preordinazione (proorismos)
sono nelle Sacre Scritture utilizzati quasi esclusivamente in riferimento
alla predestinazione alla gloria.
E' errato coordinare la "predestinazione alla perdizione" con la
"predestinazione alla vita eterna , poichè se è vero che alcuni individui
costituiscono l'oggetto della riprovazione, la razza umana e l'intero
cosmo, sotto la guida di un nuovo Caapo (Cristo) sono l'oggetto dell'elezione.
Tale stato di gloria è l'effettivo e diretto fine della creazione ed è
anch'esso subordinato all'esaltazione di Dio.
3. La
predestinazione a morte eterna dovrebbe non essere coordinata con la
predestinazione a vita eterna, perchè mentre alcuni individui costituiscono
l'oggetto della riprovazione, una nuova razza umana sotto la guida di un nuovo
capo (Cristo) costituisce l'oggetto dell'elezione.
4. E' errato considerare i vari elementi del consiglio di diviuo (i decreti)
come subordinati gli uni agli altri. I decreti di Dio non dovrebbero essere
presentati come caratterizzati dal prima e dal dopo (causa ed effetto), ma
piuttosto considerati come un sistema in cui i diversi elementi sono coordinati
l'uno all'altro; come in un organismo le membra dipendono le une dalle altre e
si determinano reciprocamente, allo stesso modo il creato di Dio è un'opera
d'arte in cui le diverse parti sono organicamente correlate.
Supralapsariani ed infralapsariani considerano i vari elementi dei decreti di Dio come subordinati non solo all'obiettivo finale , ma anche gli uni agli altri. La creazione non può essere considerata come un mezzo per raggiungere la caduta, nè la caduta come un mezzo per raggiungere la grazia e la perseveranza, nè queste ultime come un mezzo per raggiungere la salvezza o la perdizione. I decreti sono ricchi di contenuto come l'intera storia dell'universo, e tale storia non può essere ridotta ai nostri poveri schemi di logica. Pertanto è scorretto supporre che i termini della sequnza: creazione, caduta , peccato, Cristo, fede, incredulità, etc., siano uno subordinato all'altro. E' errato affermare che il solo scopo della creazione fosse quello di produrre il peccato, al contrario l'universo rimarrà e continuerà a portare frutti per l'eternità, anche dopo che Dio avrà condotto in essere lo stato di gloria, . Allo stesso modo cristo non è solo un Mediatore, ma anche Colui che è diventato capo di un universo che punta verso la perfezione. Tanto l'elezione quanto la riprovazione presuppongono il peccato e nel contempo sono il frutto della misericordia e della giustizia di Dio: Rom. 9:15; Efes. 1:4; come anche del del diritto e sovranità di Dio: Rom. 9:11, 17, 21. Anche Adamo prima del peccato è un tipo del Cristo, I Cor. 15:47ss. ciononostante nella Bibbia l'incarnazione è fondata sulla caduta della razza umana Ebr. 2:14ss. Talvolta la Scrittura sottolinea che riprovazione ed elezione sono coordinate (Luca 2:34; Giov. 3:19-21; I Pietro 2:7, 8; Rom. 9:17, 18, 22, etc.); ma in altri brani la morte eterna è del tutto assente nella descrizione del futuro; l'avvento del regno di Dio, i nuovi cieli e la nuova terra, la nuova Gerusalemme nella quale Dio sarà tutto in tutti, ci è presentata come il fine di tutte le cose: I Cor. 15; Ap. 21, 22; l'universo è presentato in funzione della chiesa, e la chiesa per Cristo (I Cor. 3 :21-23), così come la riprovazione è completamente subordinata all'elezione.
5. I supralapsariani enfatizzano in modo unilaterale la sovranità di Dio, gli infralapasariani, la santità e la misericordia divine.
Nè la concezione supralapsariana nè quella infralapsariana riescono a fare piena giustizia della verità della Scrittura. Il supralapsarismo enfatizza l'unità del decreto divino e il fatto che Dio abbia uno scopo finale in vista, che l'ingresso del peccato nell'universo non abbia nulla di inaspettato e che anche il peccato in un certo senso era voluto da Dio, che l'opera di creazione era immediatamente adattata da Dio all'attività redentiva così che anche prima della caduta, con la creazione di Adamo, la venuta di Cristo era definitivamente fissata. L'infralapsarianismo rimarca che i decreti manifestano non solo un'unità ma anche una diversità, questi decreti manifestano non solo un ordine teleologico ma anche un ordine causale, creazione e caduta non possono essere considerati come mezzi ad un fine, e che il peccato non dovrebbe essere considerato come un elemento di progresso ma come un elemento di disturbo nell'universo, di modo che esso non può essere considerato come voluto da Dio. In generale la convinzione che l'obiettivo finale di tutte le cose sia la rivelazione della giustizia nel destino dei reprobi e la rivelazione della misericordia nel destino degli eletti appare essere troppo semplicistico. collaborano all'esaltazione dello stato finale di gloria. L'universo come ora esiste insieme con la sua storia, costituisce una continua rivelazione delle virtù di Dio, esso è non solo un mezzo per una rivelazione più ricca e profonda ancora, ma ha un valore in sè stesso. L'universo continuerà ad esercitare la propria influenza anche nella dispensazione a venire e continuerà a fornire materiale per la esaltazione e la glorificazione di Dio.
Tra i diversi elementi del decreto non vi è solo una causale e teleologica connessione ma anche una organica relazione. Tale relazione a causa del nostra limitata ragione non appare del tutto chiara, ma tale disarmonia non esiste nella mente di Dio. Egli contempla l'intero delle relazioni, tutte le cose sono eternamente presenti nella sua coscienza. I suoi decreti sono un'unità. Per tale motivo nè i supralapsariani nè gli infralapsariani colgono nel segno, poichè i decreti affermano che quanto è futuro è determinato da quanto è passato e viceversa. Predestinazione, nella consueta accezione del termine: il preordinato eterno stato delle creature razionali e di tutti i mezzi necessari a questo scopo, non è il solo e esclusivo scopo di Dio. Questo aspetto importante del decreto non è tutto il contenuto del decreto. Il decreto o consiglio di Dio abbraccia tutte le cose senza eccezioni: cielo e terra, spirito e materia, cose visibili ed invisibili, organiche ed inorganiche creature, l'intero universo passato, presente e futuro.