Rapporto tra rivelazione generale e
rivelazione speciale
Afferma Calvino: “Quasi tutta la somma della nostra
sapienza, quella che tutto considerato merita di essere reputata vera e
completa sapienza, si compone di due elementi e consiste nel fatto che
conoscendo Dio ciascuno di noi conosca anche se stesso. Del resto, benché
questi punti siano vicendevolmente uniti da molti legami, non è sempre agevole
discernere quale preceda e sia causa dell’altro.” (Istituz. Rel. Crist. I, 1,
1). Vorrei partire da questa affermazione nella quale è presentata la
cosiddetta “rivelazione generale” per approfondire non solo il significato di
questa dottrina centrale per la comprensione del modo in cui Dio tratta con
l’uomo peccatore, ma anche per comprendere come rivelazione generale e
rivelazione speciale siano connesse secondo il pensiero biblico. Il nostro è un
Dio che “rivela” se stesso non solo tramite il contenuto delle Sacre Scritture,
ma anche attraverso l’opera delle sue mani.
1) Il nostro Dio si
rivela nel contesto del patto
Bisogna preliminarmente distinguere tra la situazione dell’uomo prima
della caduta e quella immediatamente successiva. Ciò che noi chiamiamo
“rivelazione speciale” non esisteva in Eden. Infatti con tale espressione siamo
soliti indicare tutte quelle azioni rivelative da parte di Dio che hanno a che
fare con la redenzione dell’uomo peccatore. Essendo Adamo ancora integro, la
propria natura non necessitava di redenzione. Ciononostante lo stesso Adamo è
fatto oggetto di una rivelazione speciale da parte di Dio el momento in cui
dopo essere stato creato e posto in Eden, e informato sulla necessità di fare
patto con Dio e di riconoscere il proprio limite creaturale: “ Genesi 2:15 L'Eterno Iddio prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino
d'Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. 16 E l'Eterno Iddio diede all'uomo
questo comandamento: 'Mangia pure liberamente del frutto d'ogni albero del
giardino; 17 ma del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male non
ne mangiare; perché, nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai'.”
Adamo viene presentato come “appropriato” per “lavorare”, “custodire”
e “comprendere”, quanto creato da Dio. L’uomo era creato in modo da rispondere
non solo alle mansioni assegnategli da Dio (lavorare e custodire il giardino
nel quale è posto), ma anche di essere adeguato referente del patto che Dio
stipula con lui (nel testo non è affermato che Adamo non avesse compreso il
tenore di quanto comandato da Dio). Il patto stabiliva che in cambio della
sottomissione a Dio, Adamo avrebbe ricevuto in cambio “vita”.
2) L’autorità della rivelazione generale
Non è assolutamente vero che solo la Bibbia è autorevole.
La rivelazione generale è autoritaria non meno di quella della Bibbia, poiché
Dio è autoritario ovunque Egli si esprime. In Eden Dio comunicava positivamente
e direttamente all’uomo. Il comando concernente la proibizione di avvicinarsi
all’albero della vita, è come detto l’unica rivelazione che potremmo definire
“speciale”. Per il resto la voce di Dio si esprimeva per il tramite di quanto
circondava Adamo, non vi era cioè bisogno di una rivelazione “sovrannaturale”.
Le procedure scientifiche di Adamo erano caratterizzate dall’obbedienza a Dio.
L’uomo corrispondeva alla voce di Dio che gli parlava tramite la natura. Il
creato in quanto opera di Dio è passibile di essere interpretato, non
diversamente dalla stessa Bibbia, soltanto per concorso divino. La voce di Dio
era anche riflessa nel cosmo fisico e in quello psicologico dell’uomo, le leggi
della psicologia non erano e non sono meno rivelazionali di quelle della
fisica. La natura dell’uomo è sempre comprensiva anche della sua coscienza, la
quale testimonia della volontà di Dio anche quando è in uno stato di ribellione
nei confronti dello stesso Dio. Tuttora il più depravato degli uomini non può
sfuggire la voce di Dio. Anche le azioni più depravata, nella loro anormalità
sono rivelazionali della grazia di Dio. Il figliuol prodigo non dimentica mai
la voce del proprio padre.
3) La necessità della rivelazione generale
Dopo la presentazione del patto, che sarà alla base di tutte le
relazioni di Dio con Adamo, il testo biblico mostra Adamo già perfettamente in
grado di esprimere operazioni conoscitive complesse sotto la stretta
sorveglianza di Dio.
E’ Dio stesso che offre ad Adamo conoscenza addizionale circa il
cosmo creato, e dunque circa l’azione di Dio stesso: “Genesi
2:19 E l'Eterno Iddio avendo
formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli dei cieli,
li menò all'uomo per vedere come li chiamerebbe, e perché ogni essere vivente
portasse il nome che l'uomo gli darebbe. 20 E l'uomo dette dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli
dei cieli e ad ogni animale dei campi; ma per l'uomo non si trovò aiuto che gli
fosse convenevole.”
Ogni dimensione dell’esistenza creata era inserita nella personale
relazione tra Dio e l’uomo. Dopo la caduta, la rivelazione generale non è
diventata meno chiara, essa anzi diviene necessaria, costituendo lo sfondo sul
quale opera la “rivelazione speciale”, ossia la rivelazione all’uomo del modo
scelto da Dio per operare la “redenzione”. Infatti dopo la caduta in ciò che
appare “naturale” è stato introdotto un elemento perturbatore “la maledizione
del peccato” che pur non toccando la chiarezza della natura stessa, fa comunque
risaltare la situazione di ribellione dell’uomo (Rom. 8:23), la natura indica
la rigenerazione della medesima ad opera di Dio e dunque opera in modo da fare
risaltare la grazia.
Al credente ciò che è naturale e regolare con tutta la sua
complessità appare sempre come lo
sfondo della differenziazione che conduce escatologicamente alla pienezza della
gloria di Dio.
4) La sufficienza della rivelazione generale
La rivelazione
generale è sufficiente nel proprio stesso ambito così come lo è la rivelazione
speciale, anche se esse si richiamano a vicenda. Anche in Eden la “rivelazione
generale” funzionava in concomitanza con la “rivelazione speciale”. Dopo il
peccato tale rivelazione è ancora “sufficiente” a rendere l’uomo senza scuse al
cospetto di Dio a causa della propria ribellione. La natura manifesta tanto la
maledizione di Dio quanto il Suo desiderio di redimere l’uomo: ”
Romani 1:18 Poiché l'ira di Dio si rivela
dal cielo contro ogni empietà ed ingiustizia degli uomini che soffocano la
verità con l'ingiustizia; 19 infatti quel che si può conoscer
di Dio è manifesto in loro, avendolo Iddio loro manifestato; 20 poiché le
perfezioni invisibili di lui, la sua eterna potenza e divinità, si vedon
chiaramente sin dalla creazione del mondo, essendo intese per mezzo delle opere
sue; 21 ond'è che essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto
Iddio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si son dati
a vani ragionamenti, e l'insensato loro cuore s'è ottenebrato.
5) Perspicuità della rivelazione generale
Allo
stesso titolo della Bibbia anche la rivelazione generale è perspicua. Ciò
significa che tanto la rivelazione generale quanto quella speciale manifestano
la sapienza di Dio che nella propria essenza è incomprensibile all’uomo, pur
essendo chiara in se stessa.