Guglielmo da Occam il Doctor invincibilis

Di Domenico Iannone

Guglielmo nasce ad Ockham, Surrey (a sud di Londra) nel 1280-90. Francescano spiritualista. Nel 1324 rinuncia all'insegnamento ad Oxford per portare il rinnovamento spirituale dalle università nella società. Sempre in tale anno, è accusato di eresia per aver sostenuto la concezione della povertà radicale della Chiesa, pertanto è convocato ad Avignone dal papa Giovanni XXII. Si rifugia in Italia (1328), alla corte di Ludovico il Bavaro in lotta contro il papa, che seguirà a Monaco dove morirà di peste nel 1349. La fuga da Avignone segna l'abbandono degli studi di logica caratterizzati dai commenti aristotelici (Fisica, Organon) e alle Sentenze, e dalla Summa logica. per dedicarsi a combattere la mondanizzazione ecclesiastica e la prevalente corrente conventualista all'interno del francescanesimo, pubblica opera polemiche e politiche, sui rapporti stato-Chiesa e sulla povertà.  

Occam approfondisce il pensiero "nominalista" di Roscellino per il quale i concetti universali sono solo nomi senza corrispondenza con la realtà, e distingue i termini (suppositiones) cioè i segni che stanno al posto delle cose in:  mentali (i concetti), orali (parole), scritti (parole scritte). Una proposizione risulta vera solo quando soggetto e predicato fanno riferimento o suppongono la stessa cosa, stanno cioè al posto della realtà significata. Gli individui sono l’unica realtà esistente, per cui ogni termine non può che indicare (intentio) individualità, cioè essere riferita sempre e solo a enti individuali.  I termini relativi a  realtà universali non indicano cose realmente esistenti, in realtà non c'è bisogno di ammettere, oltre all'individuo, altre realtà. la natura adotta il principio economico di non moltiplicare gli enti oltre necessità (di qui l'espressione scolastica detta successivamente "rasoio di Occam": entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem). L'universale  rimane solo come strumento del linguaggio, come predicato mentale naturale (non convenzionale) comune di una molteplicità di individui (come ad esempio il termine uomo quando indica non un individuo particolare, ma una molteplicità di individui). 

La questione degli universali si può meglio comprendere nel contesto della lotta tra corrente francescana conventualistica (appoggiata dal papa) che reinterpretava il voto di povertà francescano restringendolo ai singoli frati, e ammettendo per l’organizzazione conventuale la titolarietà dei diritti di possesso, e francescani pauperisti o spiritualisti che escludevano che l’organizzazione conventuale potesse essere qualcosa di separato dall'insieme dei singoli frati che avevano fatto il voto di povertà. Per i conventualisti il convento è una realtà universale e separata rispetto alle realtà dei singoli frati. Occam invece è convinto che il convento sia un puro nome, mentre realtà è il singolo frate. L'ordine francescano, è una molteplicità di persone, che hanno in comune l'osservanza della regola di Francesco, approvata dai papi, la quale impone la rinuncia alla proprietà. Tale rinuncia alla proprietà ha la sua fonte nel Vangelo, dove Cristo dice al ricco: "se vuoi essere perfetto, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri". La proprietà privata è una delle conseguenze della caduta di Adamo, e pur non possedendo un fondamento naturale, non é neppure del tutto arbitraria, dal momento che é originata dalla retta ragione. Su questa base Ockham elabora la nozione di quello che sarà poi chiamato diritto soggettivo, consistente nel potere esercitato su uno o più beni e attribuito a un individuo da una legge stabilita. Lo Stato é istituito allo scopo di consentire e salvaguardare una vita pacifica e ordinata e, quindi, anche l'esercizio di tali diritti, e ha potere legittimo quando esso é accettato dai cittadini. Accanto al potere civile si colloca la Chiesa, che non é altro che la moltitudine di tutti i fedeli dai tempi dei profeti e degli apostoli sino ad oggi. Nel corso dei tempi essa ha riconosciuto e sancito le verità che debbono essere credute per fede: in essa pertanto risiede l'infallibilità in materia religiosa, e non nel papa e neppure nel Concilio. Egli ammette la necessità di qualche interferenza fra le due sfere del potere civile e della Chiesa. In particolare, rientra nei compiti dell'imperatore difendere la Chiesa, reprimendo le eresie, anche quelle compiute eventualmente da un papa. Ma in generale Ockham confuta, anche con argomenti di tipo storico, la tesi che il papa abbia ricevuto da Cristo la pienezza del potere anche nelle cose temporali. L'impero infatti esisteva a Roma già prima di Cristo e da Roma era passato a Carlo Magno e poi ai suoi successori. Cristo stesso aveva detto: "date a Cesare ciò che é di Cesare", riconoscendo in tal modo l'autonomia del potere civile. Da ciò scaturisce l'indipendenza del potere imperiale, che per essere legittimato non ha bisogno di ricevere l'investitura papale. Nel Dialogus, un trattato antipapale, si sostiene che il papa non è la Chiesa, né può esprimere la regula fidei, ma che al di sopra della sua persona vi è il concilio, la Scrittura, e la universitas fidelium, ossia la decentrata società di fedeli.

In breve Occam ritiene che: 1) è il popolo che in quanto detentore della proprietà privata, elegge il potere temporale, il quale poi dipenderà soltanto da Dio; 2) il potere secolare era legittimo anche prima dell’avvento del Cristo; 3) l’esame, l’unzione, la consacrazione e l’incoronazione sono cerimonie per sottolineare l’investitura, ma non dimostrano che l’impero derivi dal papa né che egli debba essere confermato dal pontefice; 4) l’imperatore non è vassallo del papa; semmai il papa, in quanto possessore di beni materiali, è vassallo dell’imperatore e deve prestargli giuramento; 5) il papa non può deporre l’imperatore perché tale potere spetta solo al popolo, che lo ha eletto; 6) il papa non può essere giudice supremo delle cause secolari e non può impugnare entrambe le spade.

Occam ritiene esistano due tipi di conoscenza: quella intuitiva (che coglie immediatamente le caratteristiche dell’oggetto, compresa la sua esistenza) e quella astrattiva (quidditativa) che non punta all'esistenza dell'oggetto, bensì al quid sit, a quale esso sia.  Ad esempio l’uomo non può aver conoscenza intuitiva di Dio, non ne può dimostrare l'esistenza, mentre ne ha una conoscenza quidditativa, cioè astrattiva, nel senso che ne può concettualmente definire alcune caratteristiche che non implicano però l’esistenza. In breve la metafisica non è possibile come ontologia. Vi è il completo rifiuto della analogia dell’essere del tomismo, per la quale dall’essere delle creature si costruisce razionalmente e parzialmente, l’essere di Dio. Per Occam tramite l'esperienza, l’intelletto può avere intuizione immediata delle creature, ma non di Dio. Di Dio posso avere solo il concetto (univocità dell'ente), ne posseggo il termine nel senso di ens commune, cioè di atto del pensiero che sta al posto della molteplicità delle cose. Mentre nel discorso orale (non concettuale), si ha invece l'equivocità dell'ente, dove la parola "uomo" può esser riferita sia alla sostanza individua che alle categorie. Occam ammette anche la parola riferita all'essere, ma solo come qualità predicativa, non come sostanza. L'essere a differenza di quanto affermava Aristotele, possiede solo un valore predicativo, non ontologico, "Socrate è buono"  non significa che la bontà inerisce a Socrate, ma che l'esser buono e Socrate si riferiscono allo stesso individuo. Eliminata la possibilità dell’ontologia, dalla metafisica è eliminata anche la teologia, in quanto essa ha come ambito la fede e non la ragione e l’esperienza, mentre la fisica è conoscibile per esperienza e solo relativamente agli enti  individui. Non ne è quindi possibile una conoscenza scientifica fondata sulla generalizzazione. Per quanto riguarda la psicologia, non è dimostrabile né l'esistenza né l’immortalità dell'anima. Infatti non è essa (come forma del corpo) dimostrabile a partire dall'esistenza di un intelletto: infatti potrebbe ammettersi anche l'esistenza di un intelletto che non coincida con la forma del corpo. Non rimane che credere per fede l'esistenza di un'unità-corrispondenza tra intelletto e forma del corpo. E' da creder unicamente per fede anche la  libertà dell'anima come autodeterminazione, l'amore dell'anima per Dio, la tendenza a fare il bene. E' Dio che determina il bene, dato che è bene ciò  che Dio vuole (egli infatti - come mostrano i miracoli - può anche andare contro le regole della natura).  Le azioni buone dell'uomo non sono quindi sufficienti a garantire la  salvezza, che dipende solo dalla grazia divina. Dio infatti non vuole qualcosa perché è bene, ma  è bene ciò che Dio vuole (concezione volontaristica: questa tesi passerà poi all'occamista Gabriel Biel e quindi nell'allievo di quest'ultimo, Lutero). Le prove tomistiche, e in generale le prove a posteriori, non possono costituire certezze: non si può avere conoscenza di Dio, in quanto ci manca una intuizione di Dio. Dio non è conoscibile anche perché é assolutamente libero, essendo  potenza assoluta, precedente ogni necessità (la quale ultima è relativa solo alla potenza ordinata di Dio, la potenza che riscontriamo noi nella natura). Rimane solo la credenza in Dio per fede. Essa non è dimostrabile, in quanto se lo fosse la Rivelazione divina sarebbe stata una inutile replica del procedimento dimostrativo, ma - per il principio di economia presente nella natura come in Dio - Dio non fa le cose due volte. La legge di Cristo è legge di libertà, per cui l'uomo è libero. Non è quindi possibile che esista un'altra libertà, quella del papa. Quest'ultimo non ha la  plenitudo potestatis, la pienezza del potere (spirituale e temporale). Il papa possiede solo potere spirituale e all'interno della Chiesa potere  ministrativus, cioè di servizio. Conseguentemente né il papa né il concilio sono infallibili, mentre lo è la comunità dei fedeli nella sua totalità di individui+organizzazione. Gli uomini sono liberi anche nel sottostare al potere temporale, cioè gli uomini sono liberi per natura di scegliere i propri governanti (intesi come difensori della comunità civile). 

Se non possiamo dire nulla su Dio, allora possiamo dire qualcosa sul mondo, che secondo Occam è sicuramente frutto di un atto creatore di Dio. Occam mette in discussione alcuni dei capisaldi fondamentali del pensiero di Aristotele sulla visione della natura, sulla base di considerazioni di tipo filosofico: Occam ritiene che potrebbero esistere infiniti mondi, perchè ritieneche Dio sia infinitamente libero (nel senso che può fare qualsiasi cosa) e perciò potrebbe aver creato infiniti mondi. I filosofi del rinascimento non sono però atei, ma credono in un Dio su cui non è possibile sapere nè dire nulla; Dio è messo in una realtà totalmente separata dalla nostra. Pico della Mirandola non nega l'esistenza di Dio, ma lo taglia fuori dalla vita del mondo, spiega la sua visione di libertà partendo da come Dio ha creato il mondo: Dio ha creato il mondo vegetale, il mondo minerale... e a ciascuna cosa che ha creato ha dato un'essenza, e poi ha creato l'uomo, ma non gli ha dato un'essenza, gli ha dato infatti la facoltà di decidere lui cosa diventare (l'uomo perciò è artefice del suo destino).