Lutero non creò un sistema teologico perfettamente
articolato, ciononostante la sua opera esercitò un'enorme
influenza. I suoi scritti traevano ispirazione, oltre che dagli studi sulle
Sacre Scritture, anche dalla dottrina di Agostino e Guglielmo da Occam.
Probabilmente venne in contatto anche con le opere di mistica di Taulero e
Maestro Eckhart, fraintendendole, tuttavia, in qualche punto.
Lutero e Guglielmo Da Occam
Durante il periodo monastico di Lutero,
l'influenza del pensiero di Guglielmo da Occam non riguardò tanto la concezione
di Dio, quanto, piuttosto, la dottrina della salvezza e della redenzione, così
come elaborata da un discepolo di Occam, Gabriel Biel. Sappiamo che durante il
Medioevo, l'opera della grazia di Dio nel cuore dell'uomo era concepita come
comunicazione da parte del Signore di una qualità sovrannaturale alla creatura.
Tale concezione veniva sovente spiegata e chiarita mediante il richiamo al
concetto aristotelico di "habitus": si riteneva, cioè, che la grazia
crea nell'uomo una disposizione al bene che prescinde dal fatto di avere o meno
precedentemente compiuto atti buoni. E' evidente, tuttavia, la contraddizione
logica insita nel concepire un'abitudine al bene "infusa" che
prescinda dall'abitudine al bene in sè. Per uscire da quest'impasse Biel
teorizzò che l'uomo naturale poteva con la sua volontà amare Dio al di sopra di
ogni cosa, a prescindere dall'"habitus" infuso. Amare Dio diventava,
nel suo pensiero, un dettame della ragione al quale la volontà dell'uomo poteva
adeguarsi con le sue forze; il peccato originale rendeva tale operazione
difficile ma non impossibile. In questo contesto, Biel riuscì,comunque,a
sottrarsi all'accusa di pelagianismo, precisando che le virtù espresse
dall'uomo nel suo sforzo di amare Dio non possedevano intrinsecamente alcun
valore ma che, al contrario, la grazia di Dio doveva essere intesa come
un'accettazione da parte di Dio dei meriti imperfetti dell'uomo. A questo
punto, però, è inevitabile chiedersi: come possiamo essere sicuri che
risultiamo accettevoli a Dio? Per Biel la risposta stava nell'adempimento
puntuale di tutto quello che Dio nelle Scritture e nella Tradizione della
chiesa cattolica ordinavano; se l'uomo avesse fatto tutto quello che era in suo
potere per compiere la volontà di Dio, Dio non gli avrebbe rifiutato la grazia.
Addirittura, l'uomo avrebbe potuto predisporsi al ricevimento della grazia di
Dio amando Dio disinteressatamente!. Ci troviamo di fronte ad una costruzione
teologica decisamente contraddittoria: da una parte la capacità naturale
dell'uomo sarebbe sufficientemente integra da consentirgli un'etica razionale e
tale da esprimere amore disinteressato nei confronti di Dio; dall'altra la
volontà di Dio rimane sovrana sul discorso salvezza, dato che gli sforzi morali
dell'uomo debbono, in ogni caso, essere accettati da Dio. Non viene dissipato,
quindi, il dubbio essenziale a proposito dell'essere accetti o meno a Dio. Con
la riscoperta del senso dell'espressione "giustizia di Dio"
nella riflessione di Lutero verranno rifiutate la riflessione occamista
inerente la salvezza dell'uomo e le relative prassi penitenziali, mentre sarà
accentuata l'attenzione per la "dottrina di Dio". Nella teologia di
Guglielmo da Occam, Dio è incondizionatamente e sovranamente libero al di là
del bene e del male, sottratto del tutto ad ogni tentativo di manomissione da
parte della ragione (sempre interessata) dell'uomo. Ciononostante, Dio ha
manifestato all'uomo la Sua volontà ordinata facendo patto con lui.Vi
è,quindi,una sorta di tensione tra volontà assoluta di Dio e volontà rivelata,
tra il mistero del Dio sconosciuto e la misericordia del Dio rivelato, elementi
che toccherà a Lutero riconciliare. Il pensiero di Occam, sarà in seguito
coniugato con quello tomistico-agostiniano della bonitas divina,
all'interno della dottrina della predestinazione.
Lutero e la mistica tedesca
Sembra che Lutero sia stato,in parte, influenzato
anche dalla mistica tedesca che si rifaceva al pensiero neoplatonico secondo il quale dall'Uno-Dio
erano derivati i molti; la separazione risultava intollerabile e l'aspirazione
del mistico era quella del ritorno all'Uno tramite la negazione di sè stesso,
la morte o l'anticipazione di questa ossia l'estasi. L'influenza del pensiero
di Occam, che rifiutava la metafisica dell'essere sulla quale la mistica era
fondata, deve aver fatto comprendere a Lutero i limiti di taluni suoi
atteggiamenti che risultavano ancora molto cattolici, Solo per un breve
periodo, infatti, Lutero ha scambiato lo svuotamento mistico dell'io per la
propria teologia della croce. Non va dimenticata, inoltre, l'importanza del
confronto col pensiero di Agostino, che ha costretto Lutero a riflettere a
lungo sul senso di una giustizia attribuita da Dio come riconoscimento di una
intrinseca disposizione giusta,molto lontana dall'idea luterana di una
giustizia imputata per grazia.
La Legge e il Vangelo
Secondo Lutero Dio comunica con l'uomo mediante la Legge
e il Vangelo. La Legge, esemplificata nei Dieci Comandamenti, esprime il carattere
di Dio e le sue attese per quanto concerne la condotta umana: ognuno,
indipendentemente dalle proprie convinzioni religiose, può accedere alla Legge
attraverso la propria coscienza e le tradizioni etiche della propria cultura,
anche se l'interpretazione di essa è sempre distorta dal peccato. La Legge
mantiene l'ordine nel mondo, nella società e nella vita individuale e avvicina
l'uomo al perdono e a Cristo malgrado il peccato; è' questa la cosiddetta
"rivelazione generale".
Dio, inoltre, si avvicina all'uomo tramite il Vangelo, la
buona novella, e questa è la rivelazione speciale, alla quale si accede
solo per il tramite delle Sacre Scritture. Compito del Vangelo è quello di
insegnare all'uomo la maniera di essere gradito a Dio. Secondo Lutero la
teologia tradizionale incorre in errore quando confonde la Legge con il Vangelo
in quanto, mentre la Legge prescrive ciò che è in potere dell'uomo fare per
potere amministrare il creato, il Vangelo rivela che l'opera che Dio chiede
all'uomo è accettare quanto Egli stesso ha compiuto mandando il Proprio Figlio
a morire sulla croce. Il Vangelo è, per Lutero, sempre centrale con la sua
capacità di trasformare l'uomo. Per tale motivo Lutero rifiuta, ad
esempio,l'umanesimo di Erasmo da Rotterdam, che impedisce la morte dell'uomo
vecchio e la nascita del nuovo.
Il peccato
Secondo Lutero i cristiani, in quanto uomini, sono
contemporaneamente peccatori e giusti (simul justus et peccator ). Il peccato è
una caratteristica permanente e diffusa, sia nella Chiesa sia nel mondo, e un
santo non è un esempio di moralità, ma un peccatore che accoglie la Grazia
divina. Per tutti, dai cittadini più rispettabili ai criminali, è necessario il
perdono divino. Dio perdona e dona la grazia solo a colui che riconosce di
essere peccatore, in mezzo alle avversità e alle prove. Il peccato è resistere
alla grazia, non riconoscere di essere peccatori agli occhi di Dio e di non
poter accampare pretese nei Suoi confronti. In quest'ottica l'uomo non si può
preparare alla grazia, non esistendo in lui alcunchè che possa meritare il
gradimento di Dio.Questi non premia nell'uomo ciò che Lui stesso produce, come
il pensiero agostiniano-tomista supponeva, ma Dio ama l'uomo nella sua attuale
indegnità. All'uomo è dato soltanto di vegliare sulla propria consapevolezza di
essere salvato immeritatamente. Va aggiunto che Lutero intende la volontà
dell'uomo non neutrale rispetto alla possibilità di scelta tra bene e male,
come aveva ritenuto in un primo tempo, ma piuttosto come inesorabilmente
viziata dalla concupiscenza. Essa si manifesta sostanzialmente come amore di sè
stessi, ed è presente in tutte le espressioni religiose, anche le più sublimi.
Tale forma di concupiscenza è insuperabile in questa vita, mentre la
concupiscenza intesa come semplice impulso carnale è comunque superabile con il
processo di santificazione. Giusto è, allora, colui che continuamente dispera
di sè condannando sè stesso, colui che paradossalmente considera la propria
peccaminosità e concupiscenza inguaribili e si affida interamente al giudizio
da Dio. Il riconoscersi peccatori si snoda in un processo continuo, essendo la
concupiscenza inestirpabile.Il credente passa dal non-essere del peccato
all'essere della giustificazione per il tramite del ravvedimento.
La giustizia di Dio
Questa espressione è interpretata da Lutero nel senso di
un genitivo oggettivo: la giustizia che Dio dona, è essa la giustizia imputata
al peccatore. In una fase precedente, Lutero aveva parlato anche di giustizia
di Dio passiva , intendendo con quest'espressione la giustizia che Dio non
compie ma subisce nel momento in cui l'uomo, condannando sè stesso, riconosce
vero il giudizio di Dio.Tale concezione, però, appariva troppo ipotecata di sinergismo
- una sorta di trasposizione della cattolica preparazione alla grazia - e sarà,
pertanto, abbandonata. Dio salva l'uomo per mezzo della croce di Cristo, perchè
così ha disposto; siamo ancora in presenza della teologia occamista della
divina volontà ordinata.La morte di Cristo non è intrinsecamente necessaria,
non contiene una equivalenza giuridicamente necessaria tra le sofferenze
vicarie di Cristo e i peccati degli uomini, come Anselmo d'Aosta supponeva, ma
salva perchè Dio ha così disposto.
La teologia della Croce
La teologia cristiana, secondo Lutero, si identifica con
la teologia della Croce più che la teologia della gloria.Quest'ultima non è
altro che una proiezione dei desideri dell'uomo. Tale assunto è formulato da
Lutero in opposizione alla teologia di Tommaso d'Aquino e alla filosofia
Scolastica in generale.Per Lutero l'uomo non può arrivare a Dio mediante la
filosofia o l'etica, come il pensiero dell'epoca riteneva possibile. Dio rivela
la sua saggezza nell'umiltà dell'insegnamento dell'evangelo, la sua grazia
nella sofferenza e il segreto di una vita spirituale attraverso la
paradossalità della morte di Cristo sulla Croce. In breve, Dio si mostra
attraverso i contrari. "Dio si nasconde nei contrari":quest'espressione
non sta ad indicare un Dio occulto o misteriosamente insondabile ( come quello
immaginato dai mistici), anzi, il Dio nascosto e il Dio rivelato coincidono.
Tuttavia, Lutero è cosciente della insondabilità dei pensieri di Dio.Nel De
Servo Arbitrio (1526), nel passaggio relativo al problema della
predestinazione, viene distinta una volontà rivelata di Dio, secondo la quale
Suo desiderio è che tutti gli uomini siano salvati, e una volontà nascosta
secondo la quale solo alcuni si salvano.Questa seconda volontà è quella di un
Dio che effettivamente si nasconde nel mistero. Anche la vita del credente si
svolge sotto il segno delle apparenze contrarie: il giusto crede in un Dio che
non vede, si confessa peccatore sulla base di quanto la Scrittura gli dice a
prescindere dalla propria consapevolezza e l'imitazione del Cristo si svolge
nella pazienza e nel dolore. La stessa Chiesa si mostra sotto apparenze
contrarie: la vera Chiesa di Cristo non è la Chiesa gloriosa, ma quella
umiliata e perseguitata.
Il cristiano e gli ordinamenti statali.
Per Lutero il cristiano possiede una doppia cittadinanza
che lo fa appartenere contemporaneamente a due regni: quello spirituale del
Cristo, fondato sulle prescrizioni della Parola di Dio e quello secolare retto
dagli ordinamenti e dal diritto.Il credente è soggetto a Cristo per la fede,
mentre è soggetto a Cesare per quanto concerne il corpo. Con questo non si
intende spiritualizzare la fede astraendola dalla realtà quotidiana quale dato
soggettivo e sentimentale ovvero subordinare la sua azione alle leggi che
regolano il mondo. Piuttosto, si vuole intendere che nel tempo presente, il
cristiano, in tutto quello che fa, pensa ed è, è determinato tanto dalle leggi
secolari, quanto dal regno escatologico del Cristo. Tale antitesi, fondata sul
sempre giusto e sempre peccatore, non è superabile sino a che Cristo non
venga. Sino a quel momento una fede perfettamente coerente ed unitaria non è
possibile. Tale precarietà non deve, tuttavia, produrre acquiescenza del
credente nei confronti delle potenze del male all'opera nella società civile.Al
contrario, occorre esercitare la propria vocazione (Beruf) nel mondo, senza,
però insediarvisi. La dottrina luterana dei due regni descrive in effetti la
situazione dei rapporti sociali nella Germania del XVI° sec., così come molti
uomini del tempo, Lutero compreso, la sperimentavano: interiormente la libertà
dell'Evangelo, esteriormente l'obbedienza ad organi statali che difendevano e
promuovevano l'avanzare della Riforma, adottando talvolta posizioni di
compromesso in fatto di religione. Lutero è convinto che le leggi statali
esistano per evitare che i malvagi possano avere la meglio, ma che, se
esistesse una società formata esclusivamente da persone pie, tali leggi non
sarebbero necessarie.
(autore: Domenico
Iannone)