La domanda fondamentale dell’antropologia biblica è senza dubbio:
cosa distingue l’uomo dall’animale? E di conseguenza: cosa è “umano”? Molti
ritengono di potere rispondere: l’uomo si distingue dalle bestie per il fatto
di possedere un’anima, pertanto ciò che è peculiarmente umano è l’esercizio di
quelle che sono le attività peculiari dell’anima. In realtà seguendo questa
linea argomentativi fonderemmo la nostra antropologia non sulla Bibbia, ma sul
platonismo. Le Scritture affermano che anche gli animali hanno un’anima
(Genesi 1:20-21):
Poi Dio disse:
«Producano le acque in abbondanza esseri viventi, e volino degli uccelli sopra
la terra per l'ampia distesa del cielo». 21 Dio creò i grandi animali
acquatici e tutti gli esseri viventi che si muovono, e che le acque produssero
in abbondanza secondo la loro specie, e ogni volatile secondo la sua specie.
Dio vide che questo era buono.
La parola per “esseri viventi” è in ebraico “nefesh” cioè anima
(vedi anche Ecclesiaste 3:21). A proposito dell’uomo in Genesi 2:7 è affermato:
Dio il Signore formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente.
Il brano non afferma che Dio formò il corpo dell’uomo partendo
dalla polvere del suolo e poi insufflò in esso un’anima, ma che Dio formò
l’uomo dalla polvere, da una sostanza chimica e materiale e che l’uomo acquisì
in tal modo vita divenendo un’anima vivente. Le implicazioni sono profonde,
poiché ora possiamo rispondere alla domanda iniziale: ciò che ci distingue
dagli animali non è l’anima, ma l’essere fatti ad immagine di Dio e pertanto
ciò che è propriamente umano è portare ad espressione il contenuto di tale
immagine:
Poi Dio disse:
«Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbia
dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la
terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 27 Dio creò
l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. 28
Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite
la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del
cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra».
Dobbiamo aggiungere che ogni essere umano porta in se medesimo
l’immagine di Dio differentemente, ma solo i credenti la portano
“autenticamente”. Il peccato ha corrotto tale immagine, ma non l’ha distrutta
(Gen. 9:6). In Cristo questa immagine è restaurata (Ef. 4:24; Col. 3:10). Il
racconto della Genesi mostra che Dio aveva associato l’uomo alla propria opera
di governo del creato. L’uomo sotto il controllo di Dio doveva riempire il
mondo, esercitare dominio sulle creature inferiori, sottomettere la terra.
L’umanità dell’uomo era connessa all’operare in questo mondo sotto il controllo
di Dio. La separazione da tale complesso progetto è innaturale ed è chiamata
“morte”.
Le prime parole date da Dio all’uomo hanno una connotazione
“biologica” avendo a che fare con il comando di mettere al mondo figli. Dio desiderava
una terra piena di persone. Ciò che era
in questione non era il numero in quanto tale, un miliardo di eremiti
non sono una civiltà o una società; il comando di Dio era quello di costruire
una comunità globale ad immagine di Dio. Siccome i comandi di Dio rispecchiano
il suo carattere, deduciamo che quanto da Lui comandato alla prima coppia era
fondato sull’essere “società” da parte di Dio, Lui è uno e molti, e pertanto la
stessa caratteristica deve essere espressa dall’uomo: per l’uomo non era buono
essere solo (Gen. 2:18), ed egli si unirà alla propria moglie (due), divenendo
uno. Ma la famiglia era solo un punto di partenza. L’umanità doveva diffondersi
su tutto il globo, le famiglie dovevano formare comunità connesse ed unite tra
loro dall’amore per Dio e la dedicazione al mandato. Quando alla fine la terra
sarebbe stata riempita, Dio sarebbe risultato glorificato dall’opera dell’uomo.
Proprio tale progetto Satana cercò di contrastare, facendo cadere
Adamo ed Eva. Ciononostante Satana non ebbe successo, Dio persegue ancora lo
stesso scopo di costruire una comunità globale di persone che erediteranno la
terra (Mt. 5:5). Questo era il senso della promessa fatta ad Abrahamo e Davide
(Gen. 12:3; Rom. 4:13; Salmo 2; 72). Questo è l’intento del Grande Mandato (Mt.
28:18-20), e di quanto Giovanni afferma in Apocalisse capp. 21 e 22. In realtà
questo è l’obiettivo dell’intero vangelo: il Padre ha mandato il Figlio per
essere il Salvatore del mondo (1Giovanni 4:14).
A causa della Caduta di Adamo, Dio ora glorifica se medesimo non
solo tramite la creazione ma anche tramite la redenzione in Gesù Cristo. Dio
non rigetta l’uomo o la terra, piuttosto restaura entrambi (Rom. 8; Atti 3:21).
Alcune cose sono dunque cambiate rispetto al progetto originario.
La comunità globale che Dio sta ora costruendo si chiama “chiesa” e neppure
l’inferno avrà ragione di essa (Matt. 16:13-19). La chiesa è chiamata a
predicare l’evangelo e a produrre in tal modo fede (Rom. 10:17). Dio aggiunge
alla chiesa “visibile” o “chiesa locale” i salvati (Atti 2:47). La chiesa è una
organica creazione riempita con lo Spirito Santo, il corpo di Cristo (in
Efesini 4 e 1 Corinzi 12, ci si riferisce alla chiesa visibile).
La vita di Cristo esiste solo nel corpo di Cristo. Nel contesto
dell’adorazione e dunque della santificazione, Cristo incontra il proprio
popolo e comunica ad esso i benefici della propria vita. Lui è presente nelle
parole della predicazione e nei sacramenti (1 Cor. 14:25; 10:16; Ap. 3:20). Lui
è presente nelle azioni disciplinari nei confronti dei membri disordinati (Mt.
18:15, 20). Lui è presente nei membri del Suo corpo (1 Cor. 12). Camminare
lontano dalla chiesa è camminare lontano da Gesù.
La Confessione di Westminster (XXV-2) dice della chiesa visibile:
2. La
chiesa visibile, la quale sotto l'Evangelo è pure cattolica o universale cioè
non confinata ad una nazione come sotto la legge, consiste di tutti coloro che,
nel mondo intero professano la vera religione (483), insieme ai loro figlioli
(484). E' il regno del Signore Gesù Cristo (485), la casa e la famiglia di Dio
(486), al di fuori dalla quale non v'è nessuna ordinaria possibilità di
salvezza (487).
(483) 1 Co. 1:2; 12:12,13; Sl.
2:8; Ap. 7:9; Ro. 15:9-12.
(484) 1 Co. 7:14; At. 2:39; Ez. 16:20,21; Ro. 11:16; Ge. 3:15; Ge. 17:7.
(485) Mt. 13:47; Is. 9:7.
(486) Ef. 2:19; 3:15.
(487) At.
2:47.
La Confessione Belgica (XXVIII) afferma:
We believe that
since this holy assembly and congregation is an assembly of the saved, and
apart from which there is no salvation, that no one, of whatever estate and
quality he may be, has any right to withdraw himself to live separate from it,
but that all together are obligated to join and unite themselves with it,
maintaining the unity of the Church
La chiesa è la sposa dell’agnello (Ap. 21:9), il corpo di Cristo
(Col. 1:18), il tempio dello Spirito (Ef. 2:21,22), la colonna e base della
verità (1 Tim. 3:15), la santa città e nuova Gerusalemme (Ap. 21:2), la vera
cosa alla quale Abrahamo mirava (Ebr. 11:10).
La dottrina della chiesa implica quella della risurrezione, poiché
Dio non è un Dio di morti, ma di viventi (Mt. 22:32). Cristo darà vita alla
propria sposa (1 Cor. 15; 1 Tess. 4:13-18). La prima promessa di grazia in
Genesi puntava proprio alla risurrezione (Gen. 3:15-20). Una risurrezione
figurativa e “spirituale” non corrisponde agli obiettivi di Dio per la
creazione o la redenzione.