Che intendiamo per “evangelico”
Definizione del dizionario: “qualcuno
che crede nell’autorità della Bibbia e nella salvezza attraverso l’accoglimento
personale di Gesù Cristo”.
Un evangelico è “un uomo o una donna del vangelo”.
“Evangelico” deriva da “evangelo”, o “vangelo”. Per definizione un evangelico è
una persona che si interessa dell’Evangelo. Questo,
però, vuol dire di più che predicare ogni tanto l’Evangelo. Significa che per essa l’Evangelo è centrale. Certamente esso è il suo
messaggio e il contenuto costante della sua predicazione, ma si tratta di più
che un argomento della sua predicazione: l’Evangelo sta al centro del suo
pensiero e della sua vita.
L’apostolo Paolo rammenta ai Corinti
l’Evangelo che aveva portato loro dicendo che è di
importanza fondamentale che “Cristo è morto per i nostri peccati secondo le
Scritture” (1 Co. 15:3). Sono dell’avviso che tutto ciò che importi
all’evangelico sorga proprio da questa proposizione di base.
“Cristo morì”: la croce è il grande atto di base di Dio.
“Per i nostri peccati”: è l’ostinato fatto che rese necessaria la croce. Esso
rivolge la nostra attenzione alla verità che in ogni membro della razza umana
c’è qualcosa che tende al male piuttosto che al bene. Di questo è stata fatta
una caricatura come se gli evangelici credessero che ogni membro della razza
umana sia sempre il peggio possibile. Non è vero. Essi dicono
che nessuno di noi è perfetto, che nessuno di noi fa ciò che nel profondo del
suo cuore sa che dovrebbe fare, che nessuno è all’altezza di ciò che Dio
prescrive per l’essere umano.
Questo impedisce all’evangelico di esaltarsi all’idea di
una qualsiasi utopia terrena. Certo, egli si unirà a qualunque genuino sforzo
si faccia per il miglioramento della condizione umana: questo è riflesso
dell’amore che egli vede manifestato sulla croce. Noi oggi ci rendiamo conto
più che mai quanto siano importanti i nostri doveri
verso il prossimo. Tutto ciò è indiscutibile. L’evangelico, però, non ripone la
sua fiducia negli sforzi umani. Egli è un pessimista. Egli vede come tutte le
dittature, sia di destra che di sinistra, abbiamo
portato all’oppressione. Egli vede come le democrazie troppo
spesso cadono nel pantano di burocrazie senz’anime. L’evangelico farà
del suo meglio per fare funzionare qualsiasi sistema,
ma egli non ripone la sua fiducia in sistemi. Ogni sistema non può altro che
operare sul materiale del tutto difettoso di esseri
umani peccatori. L’evangelico vede questo chiaramente: che l’uomo sia un
peccatore pone dei chiari limiti alla sua capacità di operare il bene, e questo
pone fine alla possibilità di raggiungere il bene ultimo. Il fatto che egli sia
un peccatore significa che egli non potrà in alcun modo operare per la sua
eterna salvezza. Il peccato lascia un segno indelebile sulla vita quaggiù ed ha
fatali conseguenze per l’aldilà.
La verità più grande e meravigliosa, però, è che “Cristo
è morto per i nostri peccati”, che ciò che è impossibile per le creature umane
Dio in Cristo l’ha perfettamente realizzato. Egli ha sconfitto il peccato ora e
per l’eternità. L’Evangelo è un messaggio di salvezza dalle conseguenze
temporali ed eterne.
Con la Scrittura gli evangelici insistono che la
redenzione è sia oggettiva che soggettiva. Essa
comporta degli effetti su di noi, ma i suoi effetti non sono limitati alla
nostra esperienza soggettiva. Interi libri sono stati scritti sulla redenzione
e continueranno ad essere scritti fino al ritorno del Signore. Essi ci aiutano
un po’ a comprendere quel grande atto di redenzione, ma nessuno di essi può spiegarlo completamente. Come potrebbero? Sono
stati scritti da peccatori, gente immersa nel male di questo mondo a cui di fatto contribuiscono. Non possono porsi al di fuori d’esso e vedere ciò che per esso si può fare. Per l’evangelico,
però, la cosa più significativa non è la nostra
incapacità a spiegarla. La cosa più significativa è
che Cristo è morto per i nostri peccati. Tutto ciò che era necessario fare è
stato fatto. Nulla può essere aggiunto a quella
perfetta opera divina.
E’ per questa ragione che l’evangelico si troverà di
tanto in tanto a protestare contro sistemi che pretendono di
essere cristiani e che vorrebbero “supplementare” l’opera di Cristo, sia
chiamando gli uomini a realizzare la loro propria salvezza tramite buone opere,
attraverso cerimonie liturgiche, o quant’altro. No, è
Cristo che è morto per noi ed ha compiuto ogni cosa perfettamente. Le nostre
vane pretese scompaiono di fronte al Suo amore sacrificale.
Messo a confronto con la croce io posso risponderle favorevolmente
e volgermi a Cristo con fede ed amore, oppure posso indurire il mio cuore.
Rispondere favorevolmente all’amore di Cristo significa diventare una persona
differente. L’intera struttura della mia vita cambia. Gli evangelici hanno
sempre insistito sulla necessità della conversione. Essa può avvenire
sia improvvisamente, come l’esperienza accecante di Saulo di Tarso, oppure
gradualmente (come con Timoteo). Il tempo non è rilevante. Il fatto di volgersi di fatto a Lui è tutto. Questo accade a tutti coloro che vengono a Cristo con fede. L’evangelico non
dispera di nessuno. L’evangelico è un ottimista.
E’ facile vedere la croce come un magnifico incentivo
alla pigrizia. Cristo ha fatto tutto. Io non posso fare nulla. Quindi non farò nulla. Questo però non è il modo in cui il
Nuovo Testamento vede la questione. Giovanni può scrivere: “In questo è
l'amore: non che noi abbiamo amato Dio (noi non comprenderemo mai l’amore
se partiamo dalla parte dell’uomo), ma che lui ha amato noi e ha mandato il suo Figlio per essere l'espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amato in questo modo, anche noi ci dobbiamo amare gli uni gli altri” (1
Gv. 4:10,11). Notate i verbi
che usa Giovanni. Noi “ci dobbiamo” amare l’un l’altro. L’amore non è un’occupazione per
cittadini pigri e sentimentali poco inclini all’azione. E’ un imperativo
posto da Dio a tutto il popolo di Dio come la risposta
più appropriata al Suo grande amore ed è un amore che trabocca in attività per
gli altri come afferma una volta per sempre 1 Corinzi 13. L’amore è esigente.
Cristo non è morto per una cristianità “rispettabile e borghese”. Basta con
queste stupidaggini! Cristo è morto per i nostri peccati, morto per eliminare
il peccato e per renderci gente che ama in modo
autentico.
Noi della razza umana conosciamo l’amore per gente
attraente, per gente bella, per gente che ci ama.
L’amore di Cristo è per i peccatori (Ro. 5:8), un amore che sradica il peccato e estirpa il nostro
egocentrismo, affinché l’amore diventi la nostra unica sorgente. Questo
significa, in primo luogo che noi amiamo altri credenti. L’evangelico vede la
chiesa, l’amata comunità cristiana, come parte integrale dei propositi di Dio.
In secondo luogo, significa amare coloro che ne stanno
fuori. Significa essere gente amorevole, perché noi siamo seguaci di Colui che è morto per i peccatori. Significa
evangelizzazione, azione per portare ai peccatori il più grande
dono che possediamo.
Gli evangelici sono stati talvolta considerati gente dura
e pura, gente che non ha alcuna simpatia per coloro che
deviano, anche solo di un capello, dalla nostra rispettabile ortodossia.
Chi può dire che di questo non si abbia colpa? “Invidia,
dispute e divisioni … litigi, maldicenze, cattivi sospetti” sono fatti
endemici nella razza umana e noi abbiamo anche la nostra parte in questo. Componente autentica dell’evangelicalismo,
quindi, è il ravvedimento per i nostri peccati del passato e la scoperta di
nuove vie per le quali possiamo manifestare quell’amore
che il Nuovo Testamento vede sgorgare dalla croce.
La croce, però, non parla solo d’amore, ma anche di umiltà. Oggi ci vien detto che “piccolo è bello”. Messo in questi termini il
pensiero non è nuovo. La sua essenza, però, è sempre stata una componente della religione evangelica. La croce condanna
ogni tentativo proditorio di asserire sé stessi. Come
potrebbe una persona che avesse capito il significato della croce cercare
grandi cose per sé stesso? L’evangelico è servitore
del popolo di Dio, servitore della chiesa, servitore
della comunità di cui è parte. Egli è uno che ha udito l’appello a portare la
sua croce (Lu. 9:23). Il suo
stile di vita è diverso proprio per quello che la croce significa per lui.
Vi è poi un’ulteriore
implicazione. Il modello posto di fronte a lui è uno che non potrà raggiungere,
ma egli sa pure che nel giorno della Pentecoste lo Spirito Santo scese sulla
chiesa bambina simile a fuoco purificatore ed a vento potente. Gesù disse: “Or
egli disse questo dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro
che avrebbero creduto in lui; lo Spirito Santo infatti non era ancora
stato dato, perché Gesù non era stato ancora glorificato” (Gv. 7:39). Una volta però
realizzata la Sua grande opera, lo Spirito Santo
venne. Quello Spirito che dimora nel credente e lo rafforza è una componente necessaria della vita cristiana – così credono
gli evangelici. Essi usano parole come “santificazione” e “santità”, parole che indicano la necessità di un modello che essi non
potranno mai raggiungere da soli, ma che parla pure di ciò che lo Spirito fa
nel credente.
“Cristo è morto per i nostri peccati secondo le
Scritture”. Il riferimento che qui si fa alle Scritture significa che la morte
di Cristo era in linea perfetta con la volontà del Padre. Nella redenzione si
manifesta un grande proposito divino, rivelato e
sviluppato attraverso la Bibbia.
Gli evangelici hanno sempre posto un grande accento sul
ruolo centrale della Bibbia. Questo non ha a che fare con un dogmatismo
perverso, ma con la profonda convinzione che è essa è importante per la fede
cristiana. Molte religioni del mondo sono religioni di idee.
Si potrebbe dire che in quei casi sono le idee e non
la gente che conta. Si potrebbe dire che non importa
per loro più di quel tanto che sia veramente vissuto uno che si chiamava Gautama Buddha o Maometto. Ciò che
per loro importa è che vi siano grandi idee associate ai loro nomi e che per
quelle idee vivano milioni di nostri simili.
Questo tipo di ragionamento, però, non si applica al
cristianesimo. E’ vero che il cristianesimo ha grandi idee e che non importi molto
chi abbia dato loro origine, ma ciò che Paolo vuole qui dire è diverso. Si
tratta di fatti storici. Il messaggio evangelico è che un tempo Dio venne nella
storia nella persona di Gesù Cristo. Venne per vivere una vita di umile servizio e per morire, sul Calvario, “per i nostri
peccati”.
Il cristianesimo è una religione storica nel modo che nessun’altra lo è. Se non avessimo accesso ai fatti,
saremmo tagliati fuori dalle nostre radici. Il nostro
accesso ad essi è attraverso “le Scritture”. Esse sono
lo strumento che Dio ha scelto per portarci l’Evangelo. Per questo gli
evangelici hanno sempre ricevuto questo buon dono e hanno considerato della
massima importanza avere una Bibbia su cui si possa
contare. Le Scritture riportano l’insegnamento specifico del Signore stesso e
quello degli Apostoli, e ci indicano la necessità che
i fatti dell’Evangelo siano accuratamente documentati.
Vi sono ancora alter cose che gli evangelici affermano.
Non voglio qui fornirne una lista completa. Dico solo che esse sorgono dall’Evangelo.
L’intero sistema dell’evangelico è espressione e
derivazione dell’Evangelo. Qualunque siano gli errori
che gli evangelici hanno fatto, essi cercano di esplicitare le implicazioni
della salvezza mediante la croce di Cristo e di vivere secondo esse. L’uomo o
la donna che si dichiari evangelico è soprattutto un prodotto ed un portatore
dell’Evangelo.
Leon Morris,
tradotto da: “Working Together”, the magazine of the Australian Evangelical
Alliance, 1998 Issue 4. Il Rev.
Dr. Leon Morris è stato il
fondatore dell’Alleanza Evangelica di Victoria, e ex
preside del Ridley College, Melbourne, Australia.
Egli è uno studioso riconosciuto a livello internazionale del Nuovo Testamento,
ed autore di 51 libri, di cui sono in circolazione due milioni di copie.