Battesimo in acqua e Pedobattismo
Afferma Calvino: "Il battesimo
è il contrassegno della nostra fede cristiana, il segno con cui siamo
accolti nella comunità della Chiesa, affinchè, incorporati in
Cristo, possiamo essere annoverati nel numero dei figli di Dio. Ci è
stato dato da Dio in primo luogo per essere d'ausilio alla nostra fede nei suoi
riguardi; in secondo luogo per aiutarci nella nostra confessione verso gli uomini:
elementi questi comuni a tutti i sacramenti. (...) In primo luogo ci è
dato da Dio quale segno e prova della nostra purificazione; per esprimerci meglio,
ci è inviato come una lettera patente, firmata e sigillata con cui egli
ci annunzia conferma e garantisce che i nostri peccati sono perdonati, sepolti,
cancellati, giammai saranno presi in considerazione o ricordati da Lui, nè
ci saranno imputati. Egli desidera che tutti coloro che avranno creduto siano
battezzati nella remissione dei loro peccati. Coloro che hanno ritenuto dover
scrivere che il battesimo non è altro che un segno o una manifestazione
esteriore, con cui facciamo davanti agli uomini professione della nostra religione,
così come un soldato riveste l'uniforme del suo principe per dichiarare
la sua appartenenza ad esso, non hanno preso in considerazione l'elemento essenziale
del battesimo, il fatto che lo dobbiamo accogliere unitamente alla promessa
che tutti coloro che avranno creduto e saranno battezzati, saranno salvati"
(Istit. IV, XV, 1).
Calvino non nega che il battesimo abbia a che fare con la confessione pubblica
della nostra fede, un segno con il quale dichiariamo di voler essere annoverati
fra i membri del popolo di Dio, solo che contrariamente a Zwingli questo non
risulterebbe essere l'unico significato del sacramento.
Va ricordato che Calvino (e con lui i riformatori in genere) identificava strettamente
battesimo in acqua e battesimo dello Spirito, cioè tra il segno della
rigenerazione interiore e la sostanza della rigenerazione stessa: "Non
già che queste grazie siano vincolate al sacramento o rinchiuse in esso
o ci siano confermate per virtù di quello ma unicamente perchè
il Signore ci dichiara la sua volontà con questi segni, che cioè
intende darci tutte queste cose e non illude solo i nostri sguardi con spettacoli
vuoti e privi di sostanza ma ci conduce alla realtà stessa in modo indubitabile
e attua nella realtà ciò che presenta in forma figurata"
(Istit. IV, XV, 14).
I brani scelti per supportare tali tesi sono di solito quello di Romani 6:3-9
(Istit. IV, XV, 5), dove in realtà il riferimento è al battesimo
dello Spirito e non a quello in acqua, Marco 16:16 (Istit. IV, XV,1), dove essere
battezzati è in relazione al battesimo di Spirito, Tito 3:5 (Istit. IV,
XV, 2) dove il lavcro della rigenerazione non è il fonte battesimale
che risulta efficace congiuntamente alla parola della grazia.
Le Sacre Scritture, non contengono alcuna spiegazione "dettagliata"
del significato del "battesimo in acqua".
Tutti i brani che ne comandano la pratica, ne presuppongono anche il significato.
Siamo pertanti rimandati all'unico episodio del Nuovo Testamento, nel quale
sembra essere presentata una qualche spiegazione.
L'episodio in questione è quello del battesimo di ravvedimento, impartito
da Giovanni il Battista (Matteo 3:11; Luca 3:3).
Già Calvino aveva affermato esservi identità tra il battesimo
di Giovanni Battista e quello di Cristo (Istit. IV, XV, 7), in opposizione agli
Anabattisti che distinguevano tra i due sulla base di Matteo 3:11, e allineandosi
con la posizione di Bucero, che insegnava che siccome Giovanni il Battista aveva
confessato in Gesù l'agnello di Dio, gli apostoli nulla avrebbero aggiunto
al suo battesimo.
Calvino rigetta anche le argomentazioni di Giovanni Crisostomo secondo il quale
la remissione dei peccati non era inclusa nel battesimo del Battista e quelle
di Agostino secondo il quale nel battesimo del Battista, i peccati erano rimessi
in speranza, mentre lo erano realmente solo nel battesimo del Cristo. In tempi
reccenti K. Barth riprende l'interpretazione calviniana.
In Luca 3:3 è affermato che Giovanni il Battista, predicava "un
battesimo di ravvedimento nell'attesa del (per il) perdono dei peccati"
(baptisma matanoias eis afesin amartiwn). In Matteo 3:11, l'annuncio
del Battista è sintetizzato come avente a che fare con un battessimo
in acqua "per il ravvedimento"(eis metanoian). L'impressione
che si ricava è che il battesimo di Giovanni implicasse una qualche forma
di ravvedimento.
In realtà l'espressione "battesimo di ravvedimento" (baptisma
matanoias) in Luca deve necessariamente essere sinonima dell'espressione "battesimo
in vista del ravvedimento" (eis metanoian) di Matteo.
Il significato di entrambe le espressioni deve ritenersi in generale connesso
al valore da attribuire alla proposizione "per" (greco eis) nei due
brani. Tale significato è quello di "nell'attesa, nella preparazione,
nella prospettiva, in vista".
Il senso complessivo delle espressioni di Luca (maggiormente articolata rispetto
a quella di Matteo) e Matteo, risulterebbe essere: "il Battista predicava
un battesimo in vista del ravvedimento nella prospettiva della veniente remissione
dei peccati".
Il battesimo di Giovanni non aveva il potere nè di determinare un reale
ravvedimento (trasformazione della mente), nè tantomeno di ottenere il
perdono dei peccati, esso era impartito in qualità di attesa e preparazione
alla venuta di Colui che avrebbe determinato autentico ravvedimento e perdonato
i peccati: "Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco"
(Matteo 3:11).
Il battesimo del Battista differirebbe da quello "cristiano", solo
per il fatto che quest'ultimo non è più fondato sull'attesa di
Colui che avrebbe donato perdono dei peccati, ma sull'efficacia dell'opera del
Cristo già venuto (sulla sua morte e risurrezione).
Pertanto, sulla base del sacrificio di Cristo,coloro che credono scendono nelle
acque battesimali esprimendo con quest'atto, fiducia nell'azione costante e
purificatrice dello Spirito di Dio.
Riepilogando, sotto il Nuovo Patto con il battesimo in acqua confessiamo pubblicamente
terminata l'attesa di Colui che perdona i peccati e inoltre di avere accettato
il giudizio di Dio a proposito della nostra natura peccaminosa.
In 1Pietro 3:21, è detto "Alla quale figura (alle acque del diluvio)
corrisponde il battesimo, non il nettamento delle sozzure della carne, ma la
richiesta di una buona coscienza fatta a Dio, il quale salva anche voi, mediante
la risurrezione di Gesù Cristo" (o kai umas antitupon nun swzei
baptisma, ou sarkos apoqesis rupou alla suneidhsews agaths eperwthma eis qeon,
di anastasews ).
Il battesimo in questione è associato alle acque del diluvio, non netta
le sozzure della "carne" (sarkos) ma arreca "salvezza" (swzei).
Il senso "particolare" del brano è connesso al significato
attribuito al termine "eperwthma" , esso può significare tanto
"richiesta" quanto "promessa".
Il senso "generale" del brano è che il diluvio universale ai
tempi di Noè, fu lo strumento scelto da Dio per fare giustizia dell'umanità
peccatrice, allo stesso modo il battesimo in acqua esprime un giudizio di condanna
su quanto nell'uomo è ribellione nei confronti di Dio.
Le acque del battesimo ricordando quelle del diluvio ci mostrano "simbolicamente"
cosa meriteremmo per i nostri peccati.
Inoltre come Noè fu salvato dalle acque del diluvio, allo stesso modo
il credente trova scampo attraverso l'accettazione dell'opera di Cristo Gesù.
Il battesimo in acqua non salva per il tramite della cerimonia esteriore (infatti
l'acqua può solo togliere la sporcizia dal corpo, non certo togliere
i peccati e rinnovare la coscienza del credente), ma poichè è
"segno" della "richiesta (promessa) di una buona coscienza fatta
a Dio" può essere inteso come un mezzo di salvezza.
Ottenere una buona coscienza, significa ottenere la certezza di essere perdonati
da ogni colpa da parte di Dio.
Pertanto il battesimo in acqua non deve essere considerato solo un'esperienza
appartenente "al passato" del credente, dobbiamo al contrario porre
mente al fatto che una volta battezzati siamo purgati dai peccati per tutta
la vita (come già Lutero in De Captivitate babilonica 6, 528;); Calvino
anche afferma: "Nè dobbiamo pensare che il battesimo ci sia dato
solo per il tempo passato, si ce occorra cercare un nuovo rimedio per i peccati
commessi dopo il battesimo. (...) Dobbiamo invece essere pienamenti certi del
fatto che siamo lavati e purificati per tutto il corso della vita, qualsiasi
sia il tempo in cui è avvenuto il nostro battesimo. Quando ricadremo
in peccato occorrerà perciò ricorrere al ricordo del battesimo,
e riconfermarci così nella fede, si da essere certi e convinti della
remissione dei peccati (Istituzione IV, XV, 3).
In Matteo 3:11-15, lo stesso Gesù
si è sottomesso al battesimo del Battista "per adempiere ogni giustizia"(Luca
3:13-15).
Persino in questa pratica destinati a peccatori bisognosi di perdono, il Signore
ha voluto essere simile agli uomini.
In Matteo 28:19, è ordinato ai discepoli di "battezzare nel nome
del Padre del Figlio e dello Spirito Santo", siccome tale azione battesimale
ha da essere effettuata dai discepoli di Cristo, il battesimo in questione non
può non essere quello in acqua.
Il Pedobattismo
Agostino afferma: "Chiunque afferma
che quegli infanti che lasciano questa vita senza partecipare di questo sacramento
saranno vivificati in Cristo, certamente contraddice alla dichiarazione apostolica,
e condanna la chiesa universale, nella quale è pratica non perdere tempo
e affrettarsi ad amministrare il battesimo ai piccoli bambini, poichè
è creduta, come verità indubitabile, che altrimenti loro non possono
essere vivificati in Cristo. Colui che non è vivificato in Cristo necessariamente
rimane sotto condanna, a proposito della quale l'apostolo afferma che ' a causa
dell'offesa di uno, il giudizio di condanna è venuto su tutti gli uomini'.
Che gli infanti nascano colpevoli di tale offesa, è creduto dall'intera
chiesa."(Epistola a Girolamo 166, XVII).
Lutero nel "Piccolo Catechismo" (1529) aveva
affermato: "92. Cosa è un sacramento? Un sacramento è una
santa ordinanza istituita da Cristo; dove tramite segni visibili, Cristo e i
benefici della nuova alleanza sono rappresentati, suggellati e applicati ai
credenti. 94. Che cosa è il Battesimo? A. Il Battesimo è un sacramento,
dove il lavaggio nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, dona
significato e suggella la nostra incoporazione in Cristo, partecipandoci i benefici
dell'alleanza di grazia, e il nostro impegno ad essere del Signore. 95. A chi
il Battesimo deve essere ministrato? Il Battesimo non deve essere ministrato
ad alcuno che sia fuori dalla chiesa visibile, fino a che non professino la
propria fede in Cristo ed obbedienza a Lui; ma gli infanti di coloro che sono
membri della chiesa visibile vanno battezzati. (Atti 2:41; 8:12, 36, 38; 18:8
Gen. 17:7, 9-11; Atti 2:38-39; 16:32-33; Col. 2:11-12)".
Lutero è convinto che il sacramento del battesimo degli infanti abbia
un valore oggettivo, in misura notevole indipendente dalla fede del beneficiario,
e talvolta aveva addirittura affermato che gli infanti avevano una fede latente,
che si sarebbe in seguito sviluppata con un opportuno ammaestramento. Egli aveva
anche sposato la convinzione che era già stata di Agostino (De Genesi
ad Litteram 14, 25) secondo la quale la fede dei genitori o dei padrini veniva
in aiuto alla fede degli infanti.
Il pedobattismo nel pensiero di Calvino
è fondato sulla stretta identificazione tra Antico e Nuovo Patto. Il
Nuovo Patto non è in realtà "nuovo" del tutto, ma è
più semplicemente, il ristabilimento dell'Antico Patto infranto dal popolo
eletto di Israele.
Pertanto Nuovo e Antico Patto sono nella
loro essenza, espressione di quel Patto, esemplato nella promessa: "Io
sarò vostro Dio, e voi sarete mio popolo" (Gen 17:7; Es. 6:7; 2Cor.
6:16-18; Ap. 21:2-3).
L'AT presenta sotto forma
di promessa, quanto il NT offre nella realtà. Calvino individua 5 differenze
tra Antico e Nuovo Patto, che non riguardano la sostanza del Patto, quanto piuttosto
la maniera con la quale Dio decide nel corso della storia di impartire il proprio
insegnamento:
1) il NT è molto più chiaro, rispetto all'AT, nella sfera delle
cose invisibili; le speranze e le ricompense di Israele sembrano essere apparentemente
più terrene, anche se indubbiamente il terreno era segno e testimonianza
dello spirituale: "Come il Signore, mostrando il suo amore per i credenti,
presentava loro con doni terreni la beatitudine spirituale cui dovevano tendere,
così inversamente le pene corporali che impartiva ai amlfattori erano
segni del suo futuro giudizio contro i rèprobi. Come i doni di Dio risultavano
più evidenti nelle cose temporali, così lo erano le punizioni."
(Istit. II, XI, 3);
2) l'AT presenta le realtà spirituali perlopiù sotto forma di
immagini; ad esempio l'epistola agli Ebrei presenta il sacerdozio di Cristo,
ponendolo in relazione al sacerdozio levitico: "l'Antico Testamento rappresentava
la verità, ancora assente, mediante immagini; invece del corpo, aveva
l'ombra. Il Nuovo contiene la verità e la sostanza." (Istit. II,
XI, 4);
3) sulla base di Ger. 31:31, Calvino afferma che scopo dell'Antico Patto era
quello di indicare non solo quanto fosse giusto o sbagliato agli occhi di Dio,
ma anche quello di porre l'uomo peccatore sotto condanna (dottrina tipicamente
luterana);
4) AT e NT sono opposti come la servitù alla libertà: "La
Scrittura definisce l'Antico Testamento un 'patto di servitù', perchè
genera timore e terrore nel cuore degli uomini; il Nuovo, 'patto di libertà'
perchè li conferma nella sicurezza e nella fiducia. (...) Se si obietta
che i padri dell'AT, avendo il nostro stesso spirito di fede, erano partecipi
della stessa libertà gioiosa, risponderò che non l'hanno avuta
grazie alla Legge: ma piuttosto perchè, vedendosi tenuti prigionieri
da essa con la coscienza confusa, hanno fatto ricorso all'Evangelo. Ne risulta
che sono stati liberi da tale miseria solo per merito speciale del NT."
(Istit. II, XI, 9), tale servitù era soprattutto quella espressa dalle
leggi cerimoniali;
5) con l'Antico Patto la grazia era offerta solo al popolo di Israele, mentre
con il Nuovo Patto, la grazia è fatta giungere a tutte le nazioni.
Tale identificazione tra l'essenza
dell'Antico Patto e quella del Nuovo è da ritenersi corretta.
Mentre lo stipulazione del Patto risulta essere unilateralmente fatta da Dio,
esso nella sua realizzazione è fondato sui reciproci impegni di Dio e
dell'uomo. Ciò significa che è all'uomo è richiesta santificazione
e perseveranza.
Dio comanda al popolo di osservare il Patto esprimendo amore e obbedienza (Deut.
7:9, 12; 1Re 8:23).
La Legge Mosaica e l'intero sistema di culto israelita era connesso al Patto
(Es. 24:7-8; 31:16; 34:28). Benedizioni e maledizioni, spirituali e materiali,
giungevano al popolo d'Israele a seconda della sua obbedienza (Es. 19:5; Lev.
26:1-13; Deut. 29:9) o disobbedienza Lev. 26:14-39; Deut. 29:18-28) al Patto.
Anche se nell'AT sono presentati diversi altri patti, essi sono considerati
come un solo patto (Es. 2:24; 6:4-5; Lev. 26:42; 2Re 13:23; 1Cro. 16:16-17;
Sal. 105:9-10).
Tali patti includono le successive generazioni della persona o persone con cui
Dio opera la stipula (questo è vero nei casi di Adamo: Gen. 1:27-28;
3:15; Os. 6:7; Rom. 5:12-18; 1Cor. 15:22; Noè: Gen. 6:18; 9:9; Abramo:
Gen. 17:7; Mosè: Es. 20:4-6, 8-12; 31:16; Aronne: Lev. 24:8-9; Fineas:
Num. 25:13; Davide: 2Cro. 13:5; 21:7; Ger. 33:19-22; le persone del nuovo Patto:
Is. 59:21).
Nuovo e Antico Patto vanno accuratamente distinti (Ger. 31:31-32; 2Cor. 3:3-6,
14; Eb. 8:8-9, 13; 9:15), anche se coincidono per l'impegno da parte di Dio
di essere il Dio del suo popolo (2Cor. 6:16-18; Eb. 8:10; Ap. 21: 2-3), redimendolo
in Cristo (Gv. 8:56; Rom. 9:3-5; 1Cor. 10:1-4).
Il Nuovo Patto è superiore all'Antico (Eb. 7:20-22, 28; 8:6), essi differiscono
nel modo in cui sono amministrati da Dio (Gal. 3:23-25; 4:1-7), tanto da potere
affermare che il Nuovo Patto rimpiazza l'Antico (Eb. 8:13; 10:9).
Calvino nel 4° libro delle Istuzioni
cerca di dimostrare che il pedobattismo non è fondato sulla tradizione
della chiesa, ma sulla parola di Dio (compito arduo al quale si erano già
accinti Zwingli e Bucero), egli dichiara che il battesimo in acqua in primo
luogo raffigura la remissione e il perdono dei nostri peccati, che otteniamo
mediante lo spargimento del sangue di Gesù; in secondo luogo la mortificazione
della nostra carne che otteniamo partecipando alla sua morte, e in terzo luogo
il battesimo è un segno mediante cui confessiamo , davanti agli uomini,
che il Signore è nostro Dio e ci dichiariamo membri del suo popolo (Istit.
IV, XVI, 2).
E' proprio in relazione al terzo punto che la dottrina del battesimo degli infanti
è sviluppata, mentre sorprendentemente i primi due punti sono del tutto
accantonati. Calvino stabilisce, seguendo strettamente le argomentazioni di
Bucero (Trattato sul Battesimo degli Infanti), una relazione precisa tra la
circoncisione giudaica e il battesimo in acqua degli infanti.
La circoncisione, sulla base della parola rivolta ad Abramo (Gen. 17:10) è
intesa non solo come aggregazione al popolo di Dio, ma anche come promessa di
vita eterna. Calvino è cosciente del fatto che nell'AT, la circoncisione
dovesse essere intesa come "segno e figura della mortificazione" della
carne (Istit. IV, XVI, 3 e 10), e non soltanto come un mero segno esteriore
di sottomissione alla volontà di Dio.
Sussiste è vero una differenza tra circoncisione e battesimo in acqua,
ma essa è solo esteriore: la cerimonia (Istit. IV, XVI, 4). Con la circoncisione
si era aggregati al popolo di Israele, con il battesimo si è aggregati
alla chiesa di Dio e poi aggiunge: "e dichiariamo di volerlo riconoscere
come nostro Dio" (Istit. IV, XVI, 4).
Avendo stabilito che il Patto di redenzione è uno, Calvino aggiunge che
pertanto i figli dei credenti non ne sono meno partecipi di quanto non lo fossero
i figli degli ebrei. La circoncisione è abolita solo a livello di pratica
esteriore, permane la necessità di confermare il Patto. Pertanto la misericordia
di Dio non si è per così dire ristretta con il Nouvo Patto, ma
ha ricevuto conferma.
Per Calvino è più che reale il fatto che il Regno dei cieli sia
dei bambini e di quanti sono simili a loro (Istit. IV, XVI, 7).
Il fatto che la Scrittura non menzioni
alcun battesimo di infanti, non pone Calvino in difficoltà, in linea
con tutta la tradizione patristica egli afferma: "Pur ammettendo che non
si trovano esplicite dichiarazioni al riguardo, questo non significa che non
li abbiano battezzati, visto che quando si fa menzione di una famiglia che abbia
ricevuto il battesimo, i bambini non sono mai esclusi (Atti 16:33). Ricorrendo
ad un'argomentazione analoga noi dovremmo escludere le donne dalla Cena di nostro
Signore, visto che non è mai detto nella Scrtittura che abbiano partecipato
al sacramento al tempo degli apostoli. In questo caso noi seguiamo, come si
conviene, la norma di fede considerando unicamente se l'istituzione della Cena
si riferisca anche a loro e sia intenzione di nostro Signore che essa sia data
loro. Analogo procedimento usiamo nel caso del pedobattismo." (Istit. IV,
XVI, 8).
Calvino, fidando nell'autorità di Agostino, è convinto erroneamente,
che le fonti antiche attestino l'antichità del pedobattismo come pratica
della chiesa primitiva (Agostino Epistola 166, VII, 21).
Il battesimo degli infanti è un "suggello per confermare e ratificare
la promessa fatta da nostro Signore ai credenti di spandere la sua misericordia
non solo su di loro ma sulla loro posterità sino alla millesima generazione"
(Istit. IV, XVI, 9), inoltre esso è un incoraggiamento per il credente
poichè conduce alla constatazione che Dio è tanto misericordioso
da prendersi cura non soltanto di lui, ma anche della sua prole. Chi non battezza
i propri figli si espone alla vendetta di Dio (Istit. IV, XVI, 9).
Il Patto suggellato con Abramo non appare nel suo complesso dissimile da quello
riproposto da Gesù morendo sulla croce, allo stesso modo le condizioni
del Patto, la circoncisione e il battesimo non appaioni essere nella sostanza
dissimili.
Per Calvino la circoncisione del cuore di cui si parla in Colossei 2:11,
trova la propria realtà, verità e compimento nel battesimo
in acqua di cui si parlerebbe in Col. 2:12 (Istit. IV, XVI, 11), in realtà
il battesimo in al quale il brano in questione fa riferimento, è piuttosto
quello dello Spirito, attraverso il quale il credente che ha accettato il Cristo,
è salvato ed identificato con la morte e risurrezione del Cristo.
I cristiani secondo Calvino, sono "progenie" di Abramo, pertanto non
diversamente dalla sua progenie secondo la carne, debbono essere sottomessi
a quella pratica che anticamente era la circoncisione e che oggi è il
battesimo in acqua (Istit. IV, XVI, 12, e 13).
Per Calvino: "Il Signore accoglie nel suo popolo i figli di coloro a cui
si è rivelato quale salvatore e li accoglie per amore" (Istit. IV,
XVI, 15).
Anche le femmine ebree partecipavano in qualche modo alla circoncisione, poichè
anche esse erano incluse nell'ordine di circoncidere i figli maschi (!?) (Istit.
IV, XVI, 16).
Calvino prende in considerazione anche l'ipotesi "anabattista" secondo
la quale sono persone senzienti debbono sottoporsi al sacramento battesimale,
in realtà: "lasciarli (gli infanti) nella condizione di figli di
Adamo significa lasciarli nella morte visto che è detto che in Adamo
non possiamo che morire." (Istit. IV, XVI, 17). E' difficile sottrarsi
all'impressione che il segno agisca "ex opere operato".
Addirittura vi è un opera di rigenerazione efficace nel cuore dell'infante
per il solo fatto di essere sottoposto al battesimo: "l'opera di Dio, quantunque
risulti segreta e incomprensibile per noi, non manca di attuarsi.
Ora è evidente che il Signore rigenera i bambini che intende salvare
come è evidente che egli ne salva alcuni." (Istit. IV, XVI, 17),
e a proposito del brano di 1Pietro 1:23 secondo il quale la rigenerazione è
attuata dalla Parola di Dio obietta: "non si può dedurre da questo
che i bambini non possano essere rigenerati dalla potenza del Signore in un
modo che permane segreto e miracoloso per noi, ma risulta agevole e facile per
Lui.
Anzi affermare che il Signore non possa, in qualche modo, manifestarsi ad essi,
significa fare dichiarazioni senza fondamento e non dimostrare" (Istit.
IV, XVI, 18). A questo punto tutto diventa possibile, anche che Dio possa derogare
alla regola che la fede venga dall'udire la Parola di Dio: "Non si accorgono
che san Paolo allude solo alla forma ordinaria di cui il Signore si vale
per dare la fede ai suoi, questo non significa che non abbia la possibilità
di agire altrimenti" (Istit. IV, XVI, 19).
Calvino identifica indebitamente il segno della circoncisione coronante la fede
del credente Abramo, con il battesimo degli infanti (Rom 4:11). In realtà
tale coronamento non caratterizzava già più la circoncisione della
progenie dello stesso Abramo. Solo con quest'ultimo la mortificazione era significata
dal segno della circoncisione. In Calvino: "i bambini sono battezzati in
vista dell'avvenire in una fede e in una penitenza i cui semi sono già
piantati per segreta operazione dello Spirito Santo anche se le manifestazioni
esteriori fanno ancora difetto" (Istit. IV, XVI, 20) e ancora a proposito
di Paolo che secondo Calvino insegnerebbe che Dio ricorre "ordinariamente"
a insegnanti e dottori per chiamare i Suoi eletti alla fede "Chi oserà
però imporgli una norma rigida si che egli non possa incorporare in Gesù
Cristo i bambini facendo uso di un'altra forma segreta?"(Istit. IV, XVI,
31).
Il battesimo dei bambini è realmente: "attestazione della loro salvezza
nel suggello e nella conferma del patto di Dio con loro" (Istit. IV, XVI,
21).
Vi è una confusione tra infanti, figli di genitori credenti che sono
membri della chiesa, e infanti che appartengono alla chiesa. Nel primo caso
l'appartenenza alla chiesa non ha nulla a che fare con l'esserne membri, nel
secondo caso è necessaria la fede. (per tale confusione vedi Istit. IV,
XVI, 22); per Calvino solo per gli adulti è necessaria la fede, per i
bambini nati da genitori credenti il caso è diverso (Istit. IV, XVI,
23).
Calvino è refrattario ad associare di necessità, il battesimo
in acqua all'insegnamento, il brano di Matteo 28:19, concernerebbe dunque solo
le persone adulte e non gli infanti.
Un brano importante a sostegno della pratica pedobattista è quello di
ICorinzi 7:14, che Calvino cita ben tre volte nella sua argomentazione (Istit.
IV, XVI, 6, 15 e 31). I bambini "santificati" dei credenti sono i
bambini "battezzati"!
Ciononostante i bambini occupano nell'economia della chiesa "una forma
di inferiorità" (Istit. IV, XVI, 31), ad esempio non possono avvicinarsi
ai simboli della Cena del Signore poichè tale pratica richiede "discernimento"
(Istit. IV, XVI, 30 e 31).
E' rifiutato anche l'argomento agostiniano (Contro Giuliano IV, 11, 14), secondo
il quale gli infanti che muoiono senza battesimo sono destinati all'inferno
o al limbo, infatti anche gli infanti non battezzati possono essere salvati
da Dio, solo è condannata l'attitudine di quei genitori che potendo non
battezzano i propri figli (?).
Nello stessa linea si collocano le
confessioni riformate.
Nella Confessione di Westminster è affermato: "Il battesimo è un
sacramento del Nuovo Testamento, ordinato da Gesù Cristo ,non soltanto per la
solenne ammissione del battezzando nella chiesa visibile , ma pure per essergli
segno e suggello del patto di grazia e del suo innesto in Cristo , della rigenerazione
, della remissione dei peccati , e della sua consacrazione a Dio attraverso
Gesù Cristo per camminare in novità di vita".
Esso può essere ministrato non solo a: "coloro che professano una
fede di fatto in Cristo e Gli obbediscono, ma pure i bambini di uno o due genitori
credenti devono essere battezzati. (...) L'efficacia del battesimo non è legata
al momento in cui viene amministrato, ciononostante, amministrandolo correttamente,
la grazia promessa non solo viene offerta nel sacramento, ma realmente conferita
ed mostrata dallo Spirito Santo a tutti quelli che sia adulti che bambini, ai
quali quella grazia appartiene, secondo il consiglio della volontà di Dio, al
tempo da Lui stabilito."
Nella Seconda Confessione Elvetica (1566), una revisione della personale confessione
di fede di Bullinger, approvata a Zurigo dalle città riformate svizzere
(eccetto Basilea), è affermato in polemica con gli Anabattisti: "Noi
condanniamo gli Anabattisti, i quali negano che i neonati dei credenti debbano
essere battezzati. Perchè secondo l'insegnamento evangelico, di tali
è il Regno di Dio, ed essi sono nel patto di Dio. Perchè poi,
il segno dell'alleanza di Dio non dovrebbe essere dato loro? Perchè dovrebbe
costoro che appartengono a Dio e sono nella Sua Chiesa non essere iniziati tramite
il santo battesimo? Noi condanniamo anche gli Anabattisti per il rimanente delle
loro peculiari dottrine, contrarie alla Parola di Dio. Noi dunque non siamo
Anabattisti e non abbiamo nulla in comune con loro".
Non diversamente nel cap.23 della Confessione Scozzese del 1560 di John
Knox; il battesimo in acqua è "applicato tanto ai bambini dei credenti
quanto a quelli che sono di età e discrezione, e così noi condanniamo
l'errore degli Anabattisti, i quali negano che i bambini dovrebbero essere battezzati
prima che essi abbiano fede e comprensione."
(autore: Domenico Iannone)