La Bibbia non afferma nulla a pro o contro l’aborto. Il motivo di tale attitudine è semplice: ad una mente israelita l’aborto era del tutto inimmaginabile, infatti i figli erano visti come un dono o un’eredità da parte di Dio, solo Dio poteva aprire o chiudere il grembo essendo sovrano sul concepimento, inoltre non avere figli era inteso come una maledizione.
Nel Salmo 139, attribuito a Davide, è detto che Dio è onnisciente e pertanto Egli è perfettamente in grado di conoscere in ogni momento l’operato di Davide. Nessun uomo può sottrarsi alla onni-pervasività di Dio. Davide riflette sul principio della propria vita e ammette che anche nel grembo della propria madre, Dio era all’opera nel formarlo: “Poiché sei tu che hai formato le mie reni, che m'hai intessuto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo meraviglioso, stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l'anima mia lo sa molto bene. Le mie ossa non t'erano nascoste, quand'io fui formato in occulto e tessuto nelle parti più basse della terra. I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo; e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che m'erano destinati, quando nessun d'essi era sorto ancora.” (vv. 13-16). Davide nota che: “I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo;” dando a comprendere che Dio conosceva Davide prima che questo fosse noto agli altri. Quando Davide si stava formando come feto, la compassione e la cura di Dio già si estendevano a lui.
Ovviamente Davide fa riferimento ad una conoscenza di Dio precedente alla propria nascita. Non è descritto qui un protoplasma che diviene Davide, piuttosto Davide era tale anche nel mentre si sviluppava come feto. Davide fa un parallelo tra il proprio sviluppo nel grembo della propria madre e la creazione di Adamo dalla terra nel v.15, dove l’allusione è a Genesi 2:7 dove è detto che Adamo fu tratto dalla polvere della terra.
Un ulteriore brano a sostegno del fatto che la Bibbia sia contro l’aborto è nel Salmo 51, anch’esso scritto da Davide, subito dopo il proprio peccato di adulterio con Bathsheba a memoria del proprio ravvedimento. Davide confessa il proprio peccato e afferma che il peccato originale era attivo in lui sin dalla nascita: “Ecco, io sono stato formato nella iniquità, e la madre mia mi ha concepito nel peccato.” (Salmo 5l:5). Davide conclude che sin dal proprio concepimento, la propria natura era peccaminosa. Ciò implica che sin dal proprio concepimento l’immagine di Dio in lui fosse corrotta dal peccato. Gli esseri umani sono creati ad immagine e somiglianza di Dio (Gen. 1:26-27; 5:1; 9:6). Tale immagine costituisce l’essenza dell’umanità, essa anche se offuscata dal peccato non è comunque distrutta (1 Cor. 11:7; Giacomo 3:9). Anche il feto è ad immagine di Dio e pertanto sin dal concepimento pienamente umano agli occhi di Dio.
In Esodo 21:22-25 è detto: “Se alcuni vengono a rissa e percuotono una donna incinta sì ch'ella si sgravi, ma senza che ne segua altro danno, il percotitore sarà condannato all'ammenda che il marito della donna gl'imporrà; e la pagherà come determineranno i giudici; ma se ne segue danno, darai vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, scottatura per scottatura, ferita per ferita, contusione per contusione.”
Questo brano insegna che se una donna da alla luce un figlio in modo prematuro, ma il neonato non risulta danneggiato, bisognerà pagare solo un risarcimento, ma se il neonato muore è chiamata in causa la legge del taglione. In altre parole uccidere un feto comporta la stessa pena che uccidere un bimbo nato in modo normale. Un bambino nel grembo materno possiede gli stessi diritti di un bambino fuori dal grembo.
Al momento della concezione, l’embrione è geneticamente distinto dalla madre. Dire che l’embrione è una sorta di “appendice” della madre è scientificamente inesatto. Un embrione in via di sviluppo è distinto dallo spermatozoo e dall’ovulo che lo hanno creato. Un essere umano possiede 46 cromosomi (talvolta 47). Spermatozoi e ovuli possiedono 23 cromosomi. Un genetista può distinguere tra il DNA dello spermatozoo e quello dell’ovulo, ma lo stesso genetista non potrà distinguere tra il DNA di un embrione e quello di un essere umano pienamente formato.
Cosa sono vita e morte? Se morte è la cessazione del battito cardiaco, può la vita essere definita come il suo contrario, ossia come un cuore che batte? Se si, il cuore del feto si forma dopo 18 giorni dal concepimento, interrompere il battito di questo cuore dovrebbe essere considerato fuorilegge.
Altri affermano che morte è la cessazione dell’attività cerebrale, un EEG piatto, diverrebbe il criterio per stabilire la morte, potrebbe l’attività cerebrale essere definite vita? Nel feto le onde cerebrali sono rilevabili 40-43 giorni dal concepimento.
Altri si oppongono all’aborto convinti che il feto sperimenti sofferenza, e infatti un feto di appena 8 settimane sperimenta dolore reagendo alla puntura di una sua mano.
Forse nessuno di questi argomenti risulta decisivo in modo isolato, ma certamente il loro accumulo depone fortemente per un feto che non può essere inteso al di fuori di quelle che sono le coordinate mediche per definire ciò che è umano.
Il movimento pro-scelta ossia quello favorevole all’aborto ritiene che il feto sia sopprimibile perché non ancora persona. Allora la domanda che ci si pone è quando un essere umano diviene persona? L’eticista Paul Ramsey avverte che qualsiasi argomento pro-aborto può essere facilmente trasformato in un argomento pro-infanticida. Uno degli scopritori della struttura elicoidale del DNA, il Dr. Francis Crick, ha suggerito in un articolo apparso nella rivista britannica Nature che per considerare un bambino di soli due giorni legalmente nato, bisognerebbe sottoporlo ad un esame allo scopo di considerarlo un “accettabile membro della società umana”.
Altri suggeriscono criteri culturali per stabilire ciò che è “persona”, per esempio Ashley Montagu, è convinto che un neonato non è autenticamente umano fino a che lui o lei non risulti influenzato culturalmente.
Altri ancora, più recentemente propongono un criterio di “intelligenza”, ad esempio Joseph Fletcher nel suo libro Humanhood afferma che solo un certo quoziente di intelligenza o capacità mentale fanno si che vi sia personalità. Questa è una giustificazione anche per l’eutanasia di coloro che posseggono un basso QI non superiore a 40. In realtà la questione è basata su di una indebita distinzione tra specie umana e persona. Infatti tutti coloro che sono umani sono anche “persona”, anche l’individuo con la sindrome dawn, il malato di mente, la persona con organi in eccesso o difetto (pensiamo alle persone con più dita o con un solo rene, o addirittura con solo emisfero encefalico). A ben considerare, se persona è chi possiede emozioni, volontà e intelletto ben sviluppati e funzionanti, nessun credente può ritenersi “persona”.
di Domenico Iannone